Era il 4 luglio 2006.
Eravamo in ritardo alla cena pre-partita. Stavamo andando come sempre al solito bar del nostro amico, quello dove avevamo seguito anche i fortunatissimi Europei 2004. Ma la tradizione è tradizione. Poi noi siamo bomber, a noi della scaramanzia non frega un cazzo e quell’Italia era diversa…
Il mio amico Nova sprinta tra le curve in collina, poi ci troviamo una macchina che va a passo d’uomo davanti a noi. “Il vecchio col cappello”, il nemico di ogni persona che è di fretta. “Costringilo all’errore” esclamo. Nova trova un pertugio e supera il vecchio senza fretta.
Arriviamo al bar, tappezziamo tutto con il tricolore, prepariamo le trombette (allora le vuvuzela grazie a Dio non le conosceva nessuno) e mettiamo striscioni. Anche quelli vecchi del 2004, perchè a noi della scaramanzia non frega un cazzo.
“Baggio non sputa” “Dai palermitani ai torinesi, tutti italiani tranne Camoranesi” “Gilardino suonaci il violino”. Prendemmo spunto dai cari vecchi Processi del Lunedì di Aldone Biscardi. Mancava solo “Vogliamo la moviola in campo”. Quella moviola che in finale poi…
Ma torniamo al 4 luglio: ci sediamo a tavola, solita pizza (a noi della scaramanzia non frega un cazzo, cit.), birretta (più di una) e sigaretta (una dopo l’altra).
Sta per iniziare La Partita: inno di Mameli, tutti abbracciati cantiamo a squarciagola. Era appena scoppiato Calciopoli. Ma in quel momento non esistevano juventini, interisti e milanisti. Esistevano gli italiani.
Fischi e trombette per l’inno nazionale tedesco. Già i tedeschi. Quelli che i giorni prima ci sfottevano, quello che ci insultano perchè rubiamo a loro il lavoro in Germania (altri tempi), quelli che ci disprezzano in materia economica e politica, ma che ci temono da sempre in materia calcistica.
Una cinquantina di persone sulla terrazza. Noi seduti ai soliti posti (perchè noi della scaramanzia non ce ne frega un cazzo, cit.). Io personalmente in seconda fila affianco al Ceru, il mio amico del bar. Poi in fondo la “curva”. Un megafono che fa partire ogni tot quello stronzo di Pigio con una musichetta fastidiosissima che ricalca le note della colonna sonora del Titanic. Non chiedetemi il perchè. Uomini, donne, bambini. Il grido “Italia, Italia” ogni volta che si scampava un pericolo o quello “E’ l’Italia che piace” ogni volta che andavamo vicino al gol. Sigarette, altra birra, chi un gelato, chi una Coca Cola. Lotta infinita con le zanzare (non bastano litri di Autan e zampironi disposti come un campo minato). La lotta più dura è con i tedeschi. I dannati tedeschi.
Sembrano non morire mai. Giocano in casa, sono favoriti. Ma noi giochiamo meglio. Palo di Gilardino e traversa di Zambrotta ai supplementari. Lippi alla ricerca di suo zio.
Al tiro di Pirlo deviato da Lehmann a pochi minuti dalla fine del secondo tempo supplementare, Caressa esplode con un “ce la meritiamo noi”. Lo pensiamo tutti.
E poi….. “Palla tagliata, messa fuori, c’è Pirlo, Pirlo…ancora Pirlo, di tacco…Pirlo…GOOOOOOOOL GOOOOOOOOOL GROSSOOOO GROSSOOOO GOOOOOL GOL DI GROSSO GOL DI GROSSO, SIAMO SOPRA E MANCA UN MINUTO, SIAMO SOPRA E MANCA UN MINUTO, GOL DI GROSSOOOOO!”
Davanti a me il mio amico Salva perde gli occhiali dall’esultanza smisurata di tutti noi. Manate, spinte, salti, urla, parolacce di liberazione…sedie e bibite rovescite, un casino pazzesco. SIAMO SOPRA E MANCA UN MINUTO.
E poi la storia la conosciamo tutti: “Va dentro il pallone, lo mette fuori Cannavaro…poi ancora insiste Podolski, CANNAVARO, CANNAVARO!Via il contropiede con Totti, dentro il pallone per Gilardino, Gilardino la può tenere anche vicino alla bandierina, cerca l’uno contro uno…dentro Del Piero, DEL PIEROOOO GOOOOOOOL ALEEEX DEL PIEROOOO…CHIUDETE LE VALIGIE, SI VA A BERLINO BEPPE, SI VA A BERLINO” e l’inaspettato “ANDIAMO A BERLINO” di Bergomi. Ma noi ovviamente non sentivamo niente della telecronaca. Eravamo spaccati ammerda di emozione, goduria infinita. Salva sul tocco di Gilardino aveva appena ritrovato gli occhiali: ovviamente 2 secondi dopo li aveva ripersi.
Il 9 luglio ci saremmo di nuovo trovati al solito bar, solita pizza, soliti posti, soliti cori. Perchè a noi della scaramanzia non frega un cazzo, cit.
Admin Riccardo
@Rouge86Rouge
Tratto dal libro: “Chiamarsi Bomber tra amici senza apparenti meriti sportivi” – Historica Edizioni