Dopo una prima stagione difficile, per vari motivi di ambientamento e di scarsa sintonia con il Re Leo, Neymar jr quest’anno si è reso protagonista di un’ottima stagione arrivando a segnare la bellezza di 39 reti che unite alle 58 di Messi e alle 25 di Suarez portano a 122 il bottino della MSN (il messenger blaugrana). Reti che sono servite alla squadra di Luis Enrique per vincere l’ormai famigerato Triplete.
Oltre un anno fa di questi tempi, pensare ad un Triplete era quanto meno da coraggiosi. Circa un anno fa infatti uno scandalo destabilizzò ulteriormente lo spogliatoio blaugrana (che chiuse la scorsa stagione con zero tituli) e minò in definitiva il morale della stella brasiliana: il prezzo pagato dal Barça per ottenere il suo cartellino non erano i 57 milioni tanto sbandierati dall’ex presidente Rosell, ma molti molti di più…
Tra Santos e fondo di investimento che deteneva il cartellino di Neymar i blaugrana spesero qualcosa come 90 milioni di euro. Ma oltre alla ormai appurata frode, i contorni di questo affare, venuti a galla solo in un secondo momento, sono al limite del ridicolo.
Intervistato tempo fa dal canale Espn Brasil, l’ex presidente del Santos Luis Alvaro da Oliveira Riberiro, che si occupò dell’affare in prima persona, fa un ritratto alquanto bizzarro di Neymar senior (il padre per intenderci): “Il padre di Neymar è un bugiardo e pensa solo ai soldi. Guadagnava qualcosa come 1,3 milioni di dollari al mese, pretendeva come clausola di contratto i biglietti per andare a vedere le partite del figlio ovunque, ovviamente in prima classe (in seconda invece i suoi assistenti). Possedeva uno yacht da 70 piedi, due case sulla costa di San Paolo…”
Fin qui un ritratto nemmeno troppo grottesco: volete mio figlio bravo? Pagatemi. Ok, ma non finisce qui il racconto di Riberiro. “Nei 90 milioni per il passaggio del figlio al Barcellona pretese il pagamento di tutti i caffè presi (non pagava nemmeno quelli) e un’orgia all’Hotel Piccadilly di Londra. Gli pagai i 200 caffè presi insieme e un aereo per Florianapolis per vedere una partita del Brasile”.
Il particolare dell’orgia in un contratto per le prestazioni del figlio è qualcosa di immenso quanto incredibile. Una bomberata degna di un film di Tinto Brass. Ribeiro però tiene a precisare che il figlio non c’entra nulla col padre: “E’ un bravo ragazzo. Accettò un triennale e rimase con noi anche se il padre non voleva”.
La morale? Non esiste. Se non che ogni padre desidera il bene per il proprio figlio, le tasche piene e le palle vuote.