La sentenza di Carlitos, el hombre del pueblo

Lo aveva promesso Carlitos. “Tornerò per riportare il Boca dove gli spetta”. La sentenza è arrivata subito, a pochi mesi dal suo arrivo, gli xeinezes sono tornati a vincere.

SITUAZIONE DISASTROSA

Il popolo del Boca soltanto pochi mesi fa era in crisi nera. Non si contavano più le sedute dagli psicologi dei tifosi della squadra di Buenos Aires, città già difficile di per sé. Il baratro si toccò quel dannato 15 maggio durante la partita di ritorno della Copa Libertadores contro i rivali del River Plate. Con la partita bloccata sullo 0-0 e il Boca fino a quel momento eliminato in virtù della sconfitta per 1-0 in casa del River, alcuni “tifosi” xeneixes hanno avuto la brillante idea di sferrare un vero e proprio agguato per spruzzare dello spray al peperoncino ad alcuni dei calciatori rivali. Ustionati, in modo per fortuna lieve, quattro dei calciatori dei “millonarios” (soprannome dei sostenitori del River) e partita sospesa dopo un’ora di inutile conciliabolo e soltanto 45 minuti di calcio giocato. Il Superclasico della vergogna vedrà il River avanzare per la squalifica a tavolino della Bombonera. E oltre al danno la beffa, come nel peggiore degli incubi xeneixe, il River si laureerà campione della Copa.

Ma la crisi del popolo Boca parte ancora da più lontano. L’ultimo trofeo alzato fu l’Apertura nel 2011. Un’infinità di tempo per una squadra nata per vincere. Il più grande idolo dei tifosi del Boca, Juan Roman Riquelme, nel luglio del 2014 disse addio al club di Buenos Aires per chiudere la sua straordinaria carriera all’Argentinos jrs. E tutto questo mentre i rivali del River risalivano dalla Segunda Division e inanellavano una serie di vittorie: prima della Libertadores, pure il campionato, la Sudamericana e la Recopa.

L’acquisto mediatico di Osvaldo ha arricchito più i giornali di cronaca rosa che quelli sportivi, il Boca davanti a sé ha 4 mesi di partite internazionali a porte chiuse (la verguenza del Superclasico…), la squadra appare giovane ed inesperta e i principali punti di riferimento all’interno dello spogliatoio sembrano mancare di mordente, di carattere e appena possono evitano ogni dichiarazione alla stampa e fuggono persino dai loro tifosi. In questo vero e proprio inferno, l’attuale presidente Angelici sperava di evitare l’ennesima figura verso i propri tifosi e di non illuderli soltanto col tormentone del ritorno dell’uomo del popolo, l’Apache Carlos Tevez.

L’INATTESO RITORNO

Ma Carlitos ha capito il momento: qual è il momento migliore per tornare se non adesso? Il Boca ha bisogno di un leader, ha bisogno di esperienza, ha bisogno di carattere. E soprattutto ha bisogno di vincere.

Tevez, el hombre del barrio, non è tipo che si spaventa facilmente. Le difficoltà lo esaltano. Probabilmente se il Boca fosse stato in una situazione più tranquilla, lui avrebbe rispettato il contratto con la Juventus e sarebbe rimasto a Torino un ultimo anno. Troppo forte l’amore per la sua squadra, ma troppo grande anche il rispetto per la Vecchia Signora che gli ha dato fiducia in un momento difficile (Carlos rivelò di aver pensato al ritiro quando era al Manchester City) e gli ha fatto riconquistare la Seleccion. Tevez alla Juve è tornato calciatore, Tevez alla Juve si è guadagnato la possibilità di tornare protagonista al suo Boca.

Come era immaginabile, l’arrivo di Tevez non è stato un semplice nuovo acquisto o cavallo di ritorno. Carlitos ha rivoltato il mondo Boca come un uragano (ovviamente nel senso positivo del termine). I più giovani sono stati subito catechizzati prima fuori dal campo: “Dovete farvi vedere dalla gente, loro non sanno chi siete, penseranno male”. E poi con esempi in campo. Il mondo di giocare di Tevez nelle ultime stagioni alla Juve lo ricordiamo tutti: uomo a tutto campo, pronto a sacrificarsi per la squadra in ogni posizione, in ogni situazione. I giovani Bentancur, Cubas, Cristaldo, Cruz Komar, Seba Palacios lo hanno seguito, studiato, ammirato. Tevez pare abbia suggerito ai giovani e a tutti i nuovi: “Niente facce da culo né silenzio stampa: quando si parliamo alla stampa dobbiamo essere positivi perché stiamo parlando coi nostri tifosi”.

L’arrivo di Tevez ha cambiato la mentalità della squadra e del club in generale. Si ragiona e ci si comporta come in una grande squadra europea. In campo lui ha trovato la posizione congeniale, seconda punta con libertà di agire su tutto il fronte. Come alla Juve. Con Lodeiro e Calleri ha formato un tridente atomico. Il Boca dopo il suo arrivo ha vinto 10 delle 12 partite giocate. Tra queste la partita al Monumental contro il River rappresenta l’apice della rinascita dei xeneixes: 1-0 rete di Lodeiro. Quella è stata la svolta, la benzina per il rush finale in campionato, il momento che ti cambia la stagione.

Momento che poteva essere, in senso negativo, anche il fallaccio su Ham, calciatore dell’Argentinos al quale Tevez ha fratturato tibia e perone. Carlos, che dopo quella partita ha ricevuto insulti e minacce, è stato veramente toccato da quel frangente. Lui va ripetendo che non lo fece apposta e difatti molto spesso fa visita al povero Ham. Immaginate se Carlitos fosse veramente stato espulso e squalificato dopo quella monumentale partita (fece due gol strepitosi), cosa sarebbe stato del campionato del Boca Juniors? Meglio non pensarci.

EMOZIONI INDESCRIVIBILI

Non è successo, Tevez è stato graziato. “E provo emozioni indescrivibili. Sono tornato per vivere momenti così”. Carlitos ha trascinato il club di Buenos Aires, tra i più titolati al mondo, alla vittoria del campionato. Carlitos è stato un uomo di parola, ha riportato il Boca sul tetto d’Argentina. Carlitos ha di nuovo fatto felice il suo popolo. Carlitos è stato una sentenza.

 

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