Sinisa Mihajlovic è stato esonerato e non è più l’allenatore del Torino. Questo è un fatto. Un altro fatto è che forse questo esonero arriva in un momento in cui se ne poteva fare a meno, certo. Ma – ancora – è pur vero che il tecnico serbo ha dimostrato ancora una volta la sua parziale inadeguatezza a certi livelli. Alla guida di quello che forse è il Torino più forte del post 2000 Mihajlovic ha raccolto solo piazzamenti e nemmeno una qualificazione europea. Questi dati però sono soltanto una parte delle mancanze di un tecnico che di anno in anno sta dimostrando di non saper garantire risultati persino in club di media fascia.
Le buone stagioni con Catania e Sampdoria hanno illuso tutti. I crolli con Fiorentina, Milan e Torino non possono che porre l’attenzione sui limiti evidenti del Mihajlovic allenatore: fase difensiva scadente, mancanza di grinta piuttosto evidente, un gioco che in generale stenta a decollare e alcune dichiarazioni un po’ scorbutiche e sopra le righe. Da sempre avvezzo alla polemica così come alla volontà di proporre un calcio offensivo e volenteroso, Mihajlovic ha sì scoperto alcuni ragazzi interessanti in carriera (ad esempio Donnarumma e, più recentemente, Edera) ma non ha mai portato risultati concreti in termini di vittorie a chi sperava in lui come esempio di virtuosismo e trionfalismo. In particolare quest’anno il Torino aveva perso fin troppi punti nelle sfide con le piccole, pagando a caro prezzo un rendimento incostante sotto forma di pesante allontanamento dall’Europa. Mazzarri proverà a mettere a posto le cose mentre Mihajlovic si ritrova, ancora una volta, con un esonero sul groppone.
La domanda più frequente è sempre la solita: siamo di fronte a un allenatore incompreso o semplicemente sopravvalutato? Probabilmente capiremo qualcosa in più nel corso della sua prossima avventura. Che però, questa volta, potrebbe persino tardare ad arrivare.