Le aspettative dal Benevento
Il mercato di gennaio folcloristico (e molto simile alle nostre carriere a Fifa/Football Manager) e le idee interessanti di Roberto De Zerbi vanno verso una direzione: eliminare l’idea di macchietta che associamo al Benevento e ridare una dignità alla squadra più assurda degli ultimi anni. Probabilmente ci riusciranno solo in parte, perché sarà ugualmente impossibile – a prescindere dai risultati – dimenticarsi di un gruppo che non ha visto per mesi l’ombra di un punto e che ha fatto il primo contro il Milan con gol del suo portiere; e sarà impossibile dimenticarsela perché con quelle altre due vittorie consecutive che hanno ottenuto con Chievo e Sampdoria e un mercato di riparazione fatto di nomi allucinanti (Sandro, Sagna, Guilherme su tutti) sta provando ad alimentare un sogno. Oggettivamente il Benevento ha poche chance di salvarsi, ma – vista la genesi del suo folle campionato e la corsa lenta delle altre è poco furbo dare le cose per scontato – sta provando a giocare. Sta provando a farlo davvero bene. Quello che è certo è che da adesso darà fastidio a tutti.
De Zerbi sta insistendo su dei concetti utopistici: uscite palla al piede, tocchi di prima, tentativi continui di non gettare la palla. Concetti che stanno diventando meno utopistici nel momento in cui il presidente Vigorito si è impegnato per portare ai sanniti gente di esperienza che dà del tu al pallone, facendo il massimo in relazione a quanto puoi fare in un mercato in cui solitamente non si muove una foglia (l’acquisto di Babacar è stato il più costoso di questo mercato, e qualcosa ce la deve far pensare).
Ora: il Benevento sta faticando a fare risultato, ma è molto indicativo il modo in cui hanno affrontato Torino e Napoli.
A Torino si sono presentati a viso aperto e, nonostante la vittoria, i tifosi granata non sono tornati a casa così contenti (la vittoria è stata cosa facile grazie all’espulsione folle di Belec a metà primo tempo) e anche il Napoli ha dovuto subire alcune idee molto interessanti della squadra di De Zerbi, che poi è caduta per la legge del più forte, ma è riuscita a condurre trame molto interessanti.
Su tutte un’azione a fine primo tempo sul punteggio di 0-1: Venuti fa un retropassaggio suicida verso il suo difensore, Costa, che è costretto a prendersi il pallone dalla sua bandierina; questa cosa permette al Napoli di aggredire in massa e qualsiasi squadra normale, ultima in classifica, che si vede arrivare Mertens, Callejon e Insigne in pressione in quel modo si darebbe due opzioni: a) la palla in tribuna; b) la palla più lontana possibile, con un rimpianto per la tribuna.
Il Benevento si crea una terza via e non solo gioca la palla, ma fa di più: riesce ad arrivare dalla parte opposta. Nell’ordine Costa trova il nuovo portiere Puggioni che con un piedino che francamente avevamo ignorato, rinvia bene per Djuricic: da lì il Benevento apre il gioco, dilata gli spazi e con Brignola e lo stesso Djuricic mette in seria crisi la difesa del Napoli.
Questa tipologia di manovra è nella testa di De Zerbi da parecchio tempo: le prime volte è riuscita male, e spesso la difesa ne ha risentito, ma oggi sembra che le cose vadano meglio e la nostra impressione è che questi ragazzi saranno pericolosi fino alla fine.
Non vogliamo fare gli esagerati, ma le possibilità che i sanniti vadano a punti a casa della Roma non sono del tutto utopistiche.
Il ritorno del Gallo
Domenica focalizzatevi su questo ragazzo qui: il talento da cento milioni nel suo momento di carriera più difficile. Un’ottima partenza e poi il crollo: un mix tra l’isolamento per il 4-2-3-1 di Mihajlovic poco congeniale e l’infortunio, seguito dal recupero frettoloso e dalla ricaduta. Nell’anno della riconferma, Cairo ha visto il suo gioiello scendere di prezzo e Belotti ha assistito inerme al suo talento fermato da una cattiva sorte. Mazzarri ha utilizzato metodi più prudenti rispetto al suo predecessore, che appena aveva sentito che Belotti poteva rimettere un piede in campo ha pensato bene di schierarlo subito dal primo minuto. Ma il ragazzo ha una corporatura importante, è l’attaccante che si ingobbisce quando va in progressione come un cavallo pazzo e se non ha il fisico apposto non lo puoi far giocare con tanta nonchalance. Belotti deve giocare quando sta bene, e Mazzarri lo ha capito. Lo ha dosato. Venti minuti qua e là nelle prime convocazioni – un madornale errore in casa della Sampdoria – e adesso un posto da titolare pronto per il Gallo nella giornata di domenica.
Di fronte ha un’Udinese diversa da quella che ha affrontato all’andata (segnando), resettata dal lavoro maniacale di Oddo, ansiosissimo di far vedere che lui a Pescara le idee buone ce le aveva già. Dunque la partita sarà tosta e Belotti ha bisogno di un click per sbloccarsi: però le impressioni che arrivano dalla settimana parlano di un giocatore più sereno, più pronto e determinato a scrollarsi di dosso quell’ansia da prestazione che colpisce tutte le punte quando non vedono più la porta.
Curiosità a mille, dunque, per capire come il Gallo si muoverà negli schemi del nuovo mister: saprà adattarsi all’eventuale 3-4-2-1 che Mazzarri alterna al 4-3-3 a gara in corso? Troverà lo spunto per invertire il trend della stagione e darsi una seconda possibilità?
Cosa renderà Napoli-Lazio la partita più bella di questa giornata?
1. Il fatto che la Lazio sarà agguerrita: viene da due brutte sconfitte e all’andata ha malamente perso 1-4 dopo una partita stellare, rovinata dagli infortuni di tutta la difesa. Ha bisogno della partita della vita (sulla carta Inter e Roma possono allungare con Bologna e Benevento, ma come al solito si lotta per non andare in Champions) e ha una chiave tattica interessante a disposizione: il rientro di Milinkovic, ultimamente incontenibile, permetterà a Luis Alberto di tornare a giocare pochi metri dietro Immobile.
2. Potrebbe essere la partita di Allan, uno di quelli che non si vede, ma c’è sempre: ci aspettiamo una gara educata, ci sono solo giocatori che accarezzano la palla e provano a esprimere il bel gioco. Allan può essere la variante che combatte e spezza le trame avversarie, che fa sentire il fiato sul collo dell’avversario e contribuisce silenziosamente alle costruzioni del Napoli. Ci deve mettere l’ignoranza.
3. Capire come sta la Lazio mentalmente: i recenti k.o e il duro litigio tra Inzaghi e Felipe Anderson (escluso di conseguenza dai convocati) ci spingono a chiederci come avranno reagito i ragazzi davanti alla settimana turbolenta.
4. Mertens dovrebbe aver smaltito la botta di Benevento e al 99% ci sarà: ma non dovesse esserci, come cambierebbe Sarri nel modo di giocare? Sicuramente con Zielinski a destra e Callejon al centro, ma come cambierà il suo gioco con una novità nel tridente e un giocatore molto sistematico come Callejon costretto in un ruolo che lo priverebbe dei suoi movimenti principali?
5. E poi: di un sabato sera di inverno, probabilmente freddo, che cosa volete fare se non vedervi Napoli-Lazio?
Il ritorno romantico di Clarence
Se proprio il week-end non vi è bastato, vi siete già visti tutte le avversarie delle italiane in Europa – compreso lo Shakhtar se siete degli eroi o dei disadattati -, tutta la A e tutta la B con sprazzi di Lega Pro, e siete dei nostalgici, o dei milanisti, o ancora meglio dei milanisti nostalgici, lunedì c’è Deportivo La Coruna-Betis. Voi direte: ecchecenefrega? È la prima di Clarence Seedorf in panchina, pronto a raccogliere una squadra che ha lasciato il morale sotto terra. Sono terzultimi, hanno perso 5-0 l’ultima e da poche ore hanno pure Muntari come compagno di squadra. Seedorf l’ha chiamato in prova: segno che ha le idee chiare.
I giocatori da seguire nel week-end
1. James Rodriguez perché al Bayern sta finalmente rispecchiando l’idea di giocatore che avevamo di lui: seguire i suoi progressi, sempre. A pensare che il Real si disfa con tutta questa leggerezza di questi giocatori qui.
Questa è l’ultima chicca che ha confezionato.
2. Una controllatina al campionato argentino non fa male: c’è Lautaro Martinez, promesso sposo dell’Inter, che nello scorso turno ne ha fatti tre (bellissimi), e Ignacio Scocco, un altro fenomeno che non gode della stessa pubblicità, ma che sta facendo cose allucinanti al River. Qui senza neanche andare in velocità, ma con la sola tecnica – DA SOLO – semina tutti e se ne va dritto in porta.
https://www.youtube.com/watch?v=STpQX98VZ6E
3. Maxi Gomez, del Celta Vigo: un giocatore commovente. Avete presente i centravanti grossi, con le spalle larghe, che fanno a botte, sgomitano, rompono le palle non solo ai difensori, ma pure agli attaccanti perché vanno pure in difesa a dare una mano con le stesse regole con cui attaccano? Questo è Maxi Gomez, che come se non bastasse – oltre ad essere uno sgobbone – è uno pure lucido davanti al portiere. Classico attaccante accolto dallo scetticismo e che se ne andrà da Vigo come un leone (a suon di milioni, preparatevi). Questo è il suo esordio in Liga (doppietta) e questo è il nostro pronostico di due parole: nazionale uruguagia.
https://www.youtube.com/watch?v=y6HrWUi8Sns
4. Ciccio Caputo, Empoli: è lui l’uomo che dovrete puntare al prossimo fantacalcio.
19 gol, capocannoniere di Serie B, fa parte del meccanismo perfetto dei toscani che vi può dare una scusa per guardare l’Empoli giocare a calcio. In questo momento, in Italia, non esiste nessuno che pratica questa velocità di calcio a ritmi così mnemonici. Controindicazioni: rischio innamoramento pre-San Valentino.
5. Per vedere questo giocatore, dobbiamo prima sperare che entri in Sassuolo-Cagliari: Han è tornato dal prestito perugino e noi non vediamo l’ora che metta il piede in campo. Non c’è bisogno di stare a spiegare perché. Vi lasciamo con un recap dei suoi primi sei mesi, fino ad ora.
https://www.youtube.com/watch?v=IslaGJejX4g&t=36s
6. Vedere il nuovo ruolo di Gerard Deulofeu nel Watford. Doveva andare all’Inter, al Napoli, al Milan e alla fine è andato al Watford, e come inizio non è stato male matare il Chelsea 4-1. Javi Garcia lo ha sperimentato come trequartista alle spalle di Richarlison (un altro calciatore interessante) e Deeney (già cult i suoi medi alzati ai tifosi del Chelsea), e lui è lì che svaria, di tanto in tanto si allarga, e inventa. Una chiave che può dare una nuova pelle a questo ragazzo fortissimo: qui decide liberamente di allontanarsi dalla sua posizione centrale e di leggere la verticalizzazione per penetrare in area di rigore e farsi abbattere da Courtois. Il gol del 3-1, invece, è firma sua.