Che fine ha fatto Simone Farina?

Non a tutti il nome di Simone Farina dirà qualcosa. O per lo meno, non tutti lo ricorderanno al primo colpo. Il perché è presto detto: Simone Farina è l’ex calciatore, terzino di ruolo, del Gubbio che nel dicembre 2011 rifiutò 200 mila euro per truccare una partita. La sua denuncia, assieme a quella di Fabio Pisacane attualmente al Cagliari, fece partire la seconda tranche dell’inchiesta sul calcioscommesse denominata Operazione Last Bet. Da quel momento Simone Farina smise di giocare a calcio a soli 30 anni. Non trovò più una squadra italiana decisa a puntare sulle sue qualità tecniche e… morali. Accettò quindi un’offerta dell’Aston Villa e si trasferì in Inghilterra con l’incarico di “community coach”; in sostanza per “insegnare la lealtà sportiva ai giovani”.

Soltato 3 anni fa, Simone Farina venne richiamato per la prima volta dalla Madre Patria: il presidente della Lega Serie B Andrea Abodi gli prospettò un ruolo operativo nella Lega (che in questi anni ha subito parecchi scandali a livello di calcioscommesse o presunte tali). I maligni dicono che il suo sia un semplice ruolo di ambasciatore, un ruolo di facciata insomma. Tutt’ora mantiene entrambi gli incarichi tra Aston Villa e Lega di Serie B.

Già porsi l’iniziale domanda su che fine abbia fatto Farina desta più che altro brutti pensieri. Perché il pallone italiano non si è affidato fin da subito in ruoli chiave ad una persona genuina e perbene, a cui quei 200 mila euro avrebbero cambiato in parte la vita per almeno un paio di anni (al Gubbio ne guadagnava circa 90 mila all’anno)? Al momento della confessione Simone disse: “Non ho fatto niente di eclatante”. Ha ragione, forse non è un eroe ma semplicemente una persona onesta. Quello che fece l’allora 29enne terzino, nel lontano (ma non troppo…) 2011, dovrebbe essere una cosa normale che invece purtroppo fece notizia. Anzi scalpore, tanto da aprire un vera e propria indagine che turbò parecchio il mondo pallonaro. Proprio perché spesso fare la cosa giusta non è così semplice.

La sua presa di posizione fu accolta come una felice eccezione alla regola, di fatto ribaltando il senso etico sportivo. Farina da quel giorno, nemmeno 30enne, appese gli scarpini al chiodo. Non sappiamo se per volontà sua o consiglio di altri. Il ragazzo, ex scuola Roma ai tempi dei vari De Rossi, Aquilani e di quel Zamperini che tentò di comprarlo per la partita di Coppa Italia Cesena-Gubbio, effettivamente non si presta alle luci della ribalta. Ma ancora oggi ci chiediamo cosa lo spinse ad emigrare e soprattutto a smettere con il calcio giocato. La sovraesposizione? Forse. Sia chiaro, non sarebbe diventato il nuovo Cafù o il nuovo Maicon, ma qualche altro anno tra B e Lega Pro se lo sarebbe potuto ampiamente permettere.

Andrea Masiello segnò nella propria porta durante un caldissimo derby tra Bari e Lecce. Masiello ha pagato la sua responsabilità (due anni e 5 mesi di inibizione per illecito sportivo e violazione dell’articolo 1 di lealtà sportiva e divieto di scommessa) ed inoltre ha collaborato confessando le colpe e aiutando gli inquirenti. Però oggi gioca nella splendida realtà dell’Atalanta, così come ha continuato a giocare anche l’ex capitano della Lazio Stefano Mauri, nonostante una squalifica per molti ritenuta “soft”. Farina l’integerrimo no. Dal momento della denuncia ha smesso.

Bene ha fatto Abodi qualche anno fa a richiamarlo e a dargli un ruolo operativo in Lega Serie B. Ma ci auguriamo che la sua storia non venga dimenticata così in fretta e che alla prossima domanda: “che fine ha fatto Simone Farina?” tutti sappiano rispondere e riconoscere al volo quel nome. Non di un eroe, ma di una persona onesta.

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