Qualche pazza giocata di Sancho, ritratto del 2000 del momento

Jadon Sancho è probabilmente il giocatore del 2000 più in vista al momento: sicuramente è stato il primo ad avere un impatto a dir poco devastante con i grandi e con altrettanta certezza è quello che oggi ha i numeri migliori, basti pensare ai cinque gol e otto assist in stagione. Cifre altissime se consideriamo che è appena la metà di novembre, e che solo dai primi di ottobre ha iniziato a giocare con frequenza dal primo minuto (fino ad allora comunque un gol e sei assist giocando quindici-venti minuti alla settimana). Facendo della corsa e del dribbling le sue caratteristiche principali, questa sua straordinaria dote di entrare in campo e spaccare le partite in poco tempo ha dato vita facile a qualche paragone di troppo con Douglas Costa, che lo scorso anno alla Juventus era praticamente il dodicesimo uomo da mandare in campo quando l’obiettivo era quello di disordinare le difese avversarie e trovare qualche spazio in più; ma l’ultimo mese ha dimostrato che Jadon Sancho è già un calciatore molto affidabile anche sui novanta minuti e capace allo stesso tempo di lunghe corse e di buona assistenza ai compagni. Emblematica l’ultima gara vinta col Bayern Monaco, dove pur non comparendo tra gli assist-man, ha offerto due assist che Reus e Paco non hanno trasformato in gol in modo piuttosto improbabile. Cerchiamo di capire chi è Sancho attraverso alcune delle sue giocate migliori fatte in questa primissima parte di stagione.

 

ASSIST PER REUS (Bayern Leverkusen-Borussia Dortmund 2-4)

Questa azione è importante, perché forse è qui che nella testa di Favre scatta l’idea: considerare Sancho come un titolare. Un po’ di contesto per capire in che partita ci troviamo: al momento dell’azione siamo al 69′, Sancho è entrato trenta secondi prima e il Dortmund ha dimezzato lo svantaggio due minuti prima con Bruun Larsen (altro 2000 da annotare). Il Leverkusen si getta in avanti per riportarsi sul +2, ma non fa i conti con l’immediata capacità di Sancho di entrare on fire nelle partite. La difesa di casa ci mette anche molto a decidere di correre indietro nel campo, nessuno si aspetta che Sancho dia quel colpetto con l’esterno che gli consente di far scivolare a terra un calciatore e convincersi del coast to coast. L’inglese avanza palla al piede sulla fascia destra, per un attimo temporeggia, non è chiaro se per un controllo imperfetto o per l’improvvisa visione di un nuovo avversario sulla strada. In quel momento trova una buona connessione con Reus che si era intelligentemente abbassato a centrocampo per dare una mano al compagno e portarsi la palla avanti in conduzione. Sancho crede nel duetto, con uno scatto brucia il suo marcatore e si fa consegnare palla da Reus, salvo ridargliela immediatamente dopo per consentirgli di pareggiare. Da qui in poi Sancho diventerà titolare, e tanto per la cronaca quella partita finirà 2-4 con una doppietta dell’instancabile Alcacer (l’ultimo assist? Ancora di Sancho).

FUGA CONTRO IL BAYERN PT.1 (Borussia Dortmund-Bayern 3-2)

Qualche giorno dopo la brusca sconfitta col BVB (il Bayern era andato due volte in vantaggio, si è fatto rimontare e ha perso), il direttore sportivo Brazzo Salihamidzic ci ha tenuto a specificare che loro Sancho lo avevano cercato un anno fa ma senza ricevere risposte positive. Questa digressione ci aiuta anche a capire un po’ chi è Sancho, e cioè uno che giocava nel settore giovanile di un club in cui tutti vorrebbero giocare, il City, allenato da un allenatore per cui tutti vorrebbero giocare, Pep Guardiola. Il City non ha perso Sancho per mancanza di fiducia nel giocatore, non lo ha lasciato a cuor leggero, ma lo ha ceduto (comunque per 8 milioni in un periodo in cui non aveva ancora esordito tra i professionisti, a ripensarci oggi una beffa!) perché è stato Sancho a forzare le trattative. Nella sua testa non avrebbe mai giocato, o avrebbe giocato troppo poco, e “a diciannove anni la scelta più logica è quella di giocare”, dice lui. Non è un azzardo da poco quello che si è preso Sancho, probabilmente nasce anche da una sana consapevolezza di esser davvero bravo e di potersi imporre subito altrove, fatto sta che lui non solo ci ha preso, ma ha anche rifiutato altri club simil-City che non gli avrebbero garantito una crescita rapida come la voleva lui. Vedi il Bayern.

A vedere quello che Sancho ha combinato col Bayern Monaco verrebbe da rimpiangere le modalità di trattativa. Forse con quell’intervista il direttore del Bayern si rimprovera di non avergli detto abbastanza “Guarda Jadon, Ribery e Robben giocano con noi dall’ottocento, un posto te lo troviamo, veniamoci incontro, ti riempiamo di soldi, ma vieni da noi”. Ma lui queste cose probabilmente non gliele ha potute dire, e per lui le ha dette il Borussia e Sancho col Bayern ha riacceso il motorino. In questa azione ha prima lasciato sul posto Hummels, poi ha dribblato Neuer con un controllo perfetto e ha detto a Paco: “Spingila dentro”. Lui si è un po’ intortato e alla fine per far due finte di troppo il Bayern ha ripulito l’area. Forse sarebbe stato tra la top 3 dei suoi assist anche a fine anno (che considerando i ritmi di ora, potrebbe tranquillamente farne altri venti).

FUGA CONTRO IL BAYERN PT.2 (Borussia Dortmund-Bayern Monaco 3-2)

Questa partita sembra avere una trama, ovvero evitare che Sancho faccia altri assist e sbagliare lo sbagliabile sotto porta: anche qui Sancho a un certo punto attrae a sé quattro difensori avversari, ci sguscia in mezzo in un spazio strettissimo e proprio quando sta per essere chiuso, lancia il cross a Reus in area: questo mezzo traversone passa tra tre uomini – Kimmich in verità la legge talmente male che la liscia – e Reus batte a rete da una posizione da cui sembra impossibile sbagliare. Ma Kimmich stesso ha bisogno di completare l’opera di redenzione e se ne va sulla linea per fare un salvataggio piuttosto surreale.

 

ASSIST DELIZIOSO CON IL MONACO (Borussia Dortmund-Monaco 3-0)

Questo fatto in Champions è tra gli assist più belli di Sancho, e arriva in Champions League, tanto per dimostrare che probabilmente è così immerso nella modalità fine-adolescenza-inizio-carriera-da-fenomeno che l’inconsapevolezza regna e non sembra importargli più di tanto che la grande giocata arrivi col Norimberga o in Champions con il Monaco o l’Atletico Madrid. Questo assist per Reus è un gesto di grande maturità: Sancho stringe la sua corsa verso il centro e aspetta che siano in tre ad abboccare al suo movimento per dare un passaggio filtrante al suo attaccante, ormai lasciato solo dalla difesa. L’azione inizia a rendere l’idea che Sancho non sia solo un giocatore corsa/dribbling/skills, ma anche uno che ha un’idea chiara di quello che succede attorno a lui e di uno che ha capito perfettamente in che sistema gioca, in quali spazi mandare la palla e quando correrà il compagno a prenderla.

DUE VS 1 E ASSIST A WOLF (Borussia Dortmund-Eintracht 3-1)

Passo indietro: siamo a settembre, il periodo in cui iniziano le similitudini con Douglas per il tipo di impatto richiesto alla partita. Borussia ed Eintracht sono fermi sull’1-1, siamo negli ultimi venti minuti e Sancho è entrato da pochissimo. Se ne va in fuga sulla fascia destra e deve a) fronteggiare due difensori, uno che lo rincorre e uno che gli si presenta davanti; b) attendere rinforzi dentro l’area dove al momento c’è solo Reus. Sancho vede il pericolo (i difensori) e con la coda dell’occhio Kagawa e Wolf che tagliano dentro. Così prima sposta la corsa sulla destra e finge di crossarla lunga – e già un difensore ci casca con una scivolata senza senso -, poi se la porta sul mancino e con tre giocatori già dentro l’area, visualizza in un attimo lo spazio e con il sinistro serve un cross a mezza altezza per Wolf che controlla e spara in porta. Sarà anche l’ennesima gara chiusa in contropiede nel finale da Paco.

Jadon Sancho è ormai in pianta stabile tra i titolari del BVB, la sua corsa e il suo talento nel dribbling stanno diventando irrinunciabili per Favre anche sul lungo periodo e sta diventando impensabile sfruttare così tanta vena creativa solo venti minuti alla volta. Se c’è una cosa su cui ancora deve migliorare è il tiro, cosa che non sembra piacergli particolarmente, visto che calcia praticamente solo a porta vuota o in situazioni che non prevedono nessuna tipologia di giocata diversa. I due gol che ha fatto all’Herta arrivano da ottimi movimenti (godetevi il secondo con una finta di tiro di Reus esteticamente rara per la bellezza) ma sempre a due centimetri dalla rete (Qui trovate gli highlights del match, perché è giusto che non vi perdiate il gol di tacco che gli hanno annullato).

Ad ogni modo la sensazione è che il Borussia e l’Inghilterra abbiano trovato un talento già molto lucido nelle scelte, sia in campo che fuori, e che sia capace di creare costanti affanni alle difese avversarie, costrette sempre a raddoppiarlo e adottare delle contromisure specifiche per arginare la sua velocità e la sua tecnica.
I numeri ci dicono già molto, e li ha forniti oggi Opta sul suo account Twitter con statistiche aggiornate, calcolate su una media ogni 90 minuti giocati.

 

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