A inizio 2010 quando nasce Christian, indossa contro la Fiorentina la sua prima fascia diventando il capitano più giovane della storia del club. A inizio 2012 quando nasce Lucas, segna con il Villareal e porta il Napoli agli ottavi di Champions (massimo traguardo nella storia del club) e inizia il percorso in Coppa Italia che lo porterà alla finale vincente di Roma con la Juventus (dove firma anche un gol). A metà 2014 quando sposa Martina, ha appena vinto la sua seconda Coppa Italia battendo la Fiorentina. A fine 2016 quando nasce Melissa, firma il gol numero 100 con il Napoli e aspetta il Real in Champions (per un altro ottavo da sconfitti).
Per raccontare di cosa sia Marek Hamsik per il Napoli (e viceversa), è sufficiente incrociare la sua vita personale a quella sportiva. Per scoprire quanto (forse) sia stato il destino a portarlo sotto il Vesuvio e per capire quanto in azzurro lo slovacco sia diventato prima uomo e poi grande. E anche per capire quanto una generazione di tifosi sia diventata grande con lui.
Anche per questo, in fondo, la trattativa che lo porta in Cina, dall’azzurro del Napoli all’azzurro del Dalian, è una scelta di soldi, di vita. Non certo una scelta di cuore. Anche per questo, in fondo, i tifosi hanno accettato (e in alcuni casi perfino condiviso e giustificato) la sua scelta.
1987: nasce Marek, a Napoli si festeggia
A luglio 1987, a Banska Bystrica, nel cuore della Slovacchia, nasce Marek Hamsik. Oltre 1500 chilometri più a sud, a Napoli, gli azzurri festeggiano il loro primo scudetto e la terza Coppa Italia, un’accoppiata riuscita solo alle grandi squadre del nord e che la città somatizza solo dopo diverse settimane. Il direttore sportivo di quella squadra è Pierpaolo Marino, ovvero l’uomo che vent’anni dopo porterà Marek a Napoli.
2004: Marek debutta, il Napoli fallisce
Mentre il Napoli si arrende nell’estate del 2004 alla crisi economica e passa nelle mani di AdL, Marek arriva in Italia al Brescia per 60mila euro. Dopo aver mostrato tutte le sue qualità in patria a livello giovanile con il Jupie Podlavice e in prima squadra con lo Slovan Bratislava. È stato il padre Richard a portarlo nella squadra più importante di Slovacchia con 3000 euro, un’auto venduta e qualche debito. Marek a Brescia, il Napoli all’Inferno: a 750 km di distanza, ma quasi in simbiosi, entrambi in tre anni in ri-salita. Come calamite che si attraggono, Napoli e Hamsik continuano ad avvicinarsi per non allontanarsi più.
2007: Marek e il Napoli in serie A
Nell’estate 2007 De Laurentiis riporta in serie A il Napoli e investe 11 milioni di euro per l’argentino Lavezzi e per il talento slovacco (scoperto come detto da Marino a Brescia mentre monitorava Milanetto). La piazza insorge, quelli che sarebbero diventati due dei tre tenori esplodono. Hamsik segna al debutto in Coppa Italia e infila con la Sampdoria la prima perla: petto di Lavezzi, percussione dello slovacco, triangolo con Zalayeta, sterzata di destro, tocco morbidissimo di sinistro, cresta in alto, curva B in delirio. Il primo di oltre 120 ruggiti.
Marek a Napoli
È il giocatore con più presenze nella storia del Napoli (520), è il giocatore con più presenze in Serie A (408), è il giocatore che ha segnato più gol in tutte le competizioni (121), con 100 gol è il secondo marcatore di sempre in Serie A, è il giocatore con più presenze in Europa (56). Una storia di record e applausi per uno che ha il soprannome legato a Marechiaro, il borgo di Posillipo dalle acque tranquille (come Hamsik del resto), che ha comprato casa a Castelvolturno (a pochi passi dalla casa degli allenamenti del Napoli) e che per anni ha vissuto a Pineta Mare (non proprio Malibù). Slovacco, ma napoletano dentro. Con il 17 addosso, numero a cui è riuscito a cambiare significato perfino nella mente dei tifosi e che ora proprio i napoletani vorrebbero cancellare per sempre. Per amore di Marek, mica per scaramanzia.
Marek nel Napoli
Nella “sua” epoca il Napoli ha vinto un terzo dei trofei conquistati in 90 anni di storia. Sì, perché gli ultimi 11 anni di calcio a Napoli sono sicuramente i “suoi”: da Iezzo, Cupi, Savini e Zalayeta a Koulibaly, Allan, Insigne e Mertens, passando per Reina, Lavezzi, Cavani e Higuain.
La sua carriera a Napoli è stata parallela ad un riscatto calcistico e sociale senza precedenti per il club azzurro e per la Città di Napoli. Ecco perché si può parlare di generazione Hamsik. Di quei tifosi, nati negli anni Ottanta e Novanta, che non hanno potuto vincere con Maradona ma che si sono innamorati del Napoli di Hamsik. Che non hanno nella mente i pomeriggi di un tempo al San Paolo, ma che ricordano benissimo le stagioni di memorabili imprese una dietro l’altra, i gol di destro-sinistro-testa che tanto è uguale, le grandi (e spesso sfortunate) notti europee.
Voglio una vita come Giovinco. All’Al Hilal con un contratto da sceicco
Marek per il Napoli
Come lui forse solo in quattro o cinque: Arnaldo Sentimenti II, portiere che sposò letteralmente Napoli, Antonio “Totonno” Juliano, regista sopraffino, Giuseppe “Palo ‘e fierro” Bruscolotti, marcatore implacabile, Diego “El Pibe de Oro” Maradona, semplicemente dios.
“Purtroppo è arrivato il giorno che nessun tifoso del Napoli avrebbe mai voluto che arrivasse! Nella vita tutto ha un inizio e una fine ma tu in questo arco di tempo hai fatto qualcosa di eccezionale. Alla fine i calciatori segnano epoche che a volte vengono dimenticate tanti e tanti anni dopo. Ma di una cosa sono sicuro, che il nome Marek Hamsik risuonerà in eterno tra i vicoli della nostra città”. A racchiudere meglio di tutti il sentimento di una città intera è stato Paolo Cannavaro, non a caso giocatore e capitano del Napoli, ma prima ancora tifoso degli azzurri.
Lettera ad Hamsik
Conosciamo Marek perchè in fondo ognuno dei tifosi della generazione Hamsik è Marek. Conosce alla perfezione i suoi silenzi, i suoi tiri, le sue pause, i suoi lanci. Conosce alla perfezione i suoi ‘no’ a Juve, Milan e chissà quali altre squadre, il suo amore verso Napoli e il Napoli. Conosciamo Marek perchè in fondo conosciamo noi stessi.
L’uomo dei record che se ne va così senza rincorrere gli ultimi sogni. L’uomo dei ruggiti che se ne va così senza urlare. L’uomo delle transizioni terribili in campo che se ne va così per segnare (si spera) la fine di un’era e l’inizio di un’altra. E, paradossalmente, questo è quello che i tifosi chiedono ad Hamsik nelle ultime ore di Napoli: battezzare il suo erede. Callejon, Koulibaly, Insigne o magari Fabian Ruiz: Marek lasci le consegne a qualcuno dei suoi. Perché la “sua” epoca possa essere l’inizio di un nuovo ciclo. A chi ha scelto di andar via nel silenzio, senza annunci, i sostenitori azzurri vorrebbero forse un ultimo giro di campo al San Paolo, ma soprattutto non chiedono cartoline, quanto un’eredità.
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