Al termine di Italia-Finlandia, gara terminata 2-0, la Dacia Arena di Udine applaude i calciatori azzurri. Mancini ha conquistato i primi 3 punti del girone di qualificazione ai prossimi Europei itineranti del 2020, senza soffrire troppo e con la “scoperta” dei giovani: giocano, segnano, decidono, trascinano. Un quadro idilliaco per un’Italia che ha l’obbligo di rialzarsi, dopo aver toccato quello che probabilmente è stato il punto più basso della sua storia. Una pittura da osservare ma con la consapevolezza innata che si può e si deve fare meglio. Considerare la vittoria contro la Finlandia come un punto di partenza è l’atteggiamento giusto. Prenderla come un’immediata rivincita verso la strada della rinascita può invece fare più danni della grandine.
Italia-Finlandia, buona la prima. Adesso, però, bisogna volare bassi
Le note positive prima di tutto. L’Italia ha vinto una partita dai punti pesanti, contro un avversario chiusissimo, perennemente arroccato nel suo scandinavo 5-4-1, come detto senza soffrire particolarmente la verve degli avversari e proponendo un possesso palla che – almeno nelle intenzioni – si avvicina al tiki-taka dei grandi club. Mancini sta avendo il merito di (ri)costruire una mentalità offensiva, improntata sulla volontà di comandare il gioco e di essere protagonisti anche quando gli altri vogliono “costringerti” a giocare male. Anche lanciare i giovani è un’idea più che buona. Un’idea, però, che sembra quasi una forzatura. “Se non ora, quando?”, avrebbe detto qualcuno: questo è l’unico momento possibile in cui l’Italia può e deve credere nei più giovani, per mettere su una Nazionale senza nulla da perdere e con tutto da guadagnare. Certo, un po’ di esperienza non guasta (e i vari Chiellini, Insigne e Quagliarella lo dimostrano) ma la stessa cometa dev’essere quella della gioventù. Nessuna invenzione di tecnico e Federazione: come l’olanda prima di lei, l’Italia ha l’obbligo morale e fisiologico di svecchiarsi.
Di fronte a un risultato positivo, però, bisogna anche sapere analizzare i difetti. La manovra dell’Italia, seppur decisamente più guardiolista, assume ancora contorni di inefficace lentezza in certi frangenti di gioco. Solo l’abitudine e il lavoro potranno migliorare questo aspetto. Così come dovranno smussare gli angoli dei talentini pronti al salto definitivo: Kean il predestinato che gioca poco, Zaniolo il talento che sembra un veterano, Barella il tuttofare che ha bisogno di limare la garra. E con loro tutti i ragazzi che arriveranno dall’Under 21, oltre a chi – come Donnarumma – grande lo è già diventato per forza di cose ma non anagraficamente. La stessa fase offensiva degli Azzurri è parsa, in realtà, spesso soporifera. E va comunque sottolineato come, al di là della capacità di chiudere gli spazi, la Finlandia non sia certo un avversario probante a livello tecnico.
Per ora, prendere questa vittoria e portarla a casa va più che bene. Lo stesso sarà necessario farlo con il Liechtenstein. Saranno altre – e contro avversari di differente carature – le gare in cui la Nazionale dovrà dimostrare di essere diventata grande. O almeno di volerci provare. Perché tra il dire e il fare – come dicevano Elio E Le Storie Tese – c’è di mezzo “e il”. Quindi, per favore, adesso non ci esaltiamo troppo. Però continuiamo a sognare, quello sì.