Dall’essere soprannominato “Romario del Salento” a “mafioso” il passo è stato breve. Quella intercettazione telefonica nel 2013 gli ha rovinato la vita calcistica e non solo. Gli insulti di Miccoli a Falcone (“sei un pezzo di fango“) durante una chiamata all’amico Mauro, figlio del presunto boss mafioso Antonio Lauricella, macchiarono la sua reputazione. Sei anni dopo l’ex centravanti del Palermo si è sfogato nel programma Labirinto su Sportitalia.
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MICCOLI INSULTI A FALCONE MAI PERDONATI
“L’unica cosa che non mi fa dare pace è quella intercettazione dove parlo di Falcone. Quell’episodio non mi fa dormire – ha spiegato Miccoli -. Ho dei figli e non penso una cosa del genere. L’ho detta in un contesto particolare. Ho chiesto scusa. Sono 5 anni da quell’intercettazione che cerco di mettermi a disposizione per arrivare alla verità e quello non è il mio pensiero. Ho cambiato vita, per quella cosa ho smesso di giocare. Ma se ci fosse la possibilità di dimostrare che la cosa che ho detto non la penso affatto sono pronto a dimostrarlo perché mi tormenta”.
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Miccoli già nel 2013 scrisse una lettera, pubblicata su Repubblica, in cui chiedeva scusa alla famiglia Falcone. Scuse mai accettare: “All’epoca dei fatti ho provato a contattare la signora Maria (sorella di Falcone, ndr), ho capito la situazione e ho capito il rifiuto da parte sua. Oggi a distanza di anni vorrei avere la possibilità di incontrare la signora Maria e mettermi a disposizione per dirle che quella cosa che ho detto non è ciò che penso e spero ci sia la possibilità di dimostrare la verità. Ho chiesto scusa, non cerco alibi”. Va ricordato che nel 2017 Miccoli è stato condannato a 3 anni e mezzo di reclusione per estorsione aggravata dal metodo mafioso. L’ex calciatore aveva contattato Mauro Lauricella per recuperare 12mila euro da una discoteca di Palermo.
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