Non di soli titoli si vive. C’è chi, appendendo gli scarpini al chiodo, lascia in eredità al gioco una cifra distintiva. Una firma tecnica inconfondibile, che immediatamente rimanda al suo autore. Arjen Robben di titoli ne ha vinti parecchi, ma ciò che meglio lo descrive è un’azione ben precisa e riconoscibile senza ogni dubbio. Per qualcuno ne ha limitato il potere offensivo, facendolo monotono. Per i più, avversari compresi, questo gesto lo ha invece reso famigerato e temuto in tutti i campi d’Europa.
E oggi che il calcio ha smesso di giocarlo e si prepara a insegnarlo, diventa un retaggio da tramandare. Cosa trasmetterà Robben al suo figlio più piccolo e ai suoi compagni? Ovviamente spiegherà loro che partire dall’esterno, muovendosi sul lato opposto rispetto al piede forte, per poi esplodere al tiro rientrando verso il centro del campo può diventare un vero e proprio credo.
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Le esercitazioni del Robben allenatore sono scontate…
“Allenerò la squadra del mio figlio più piccolo. Naturalmente sanno già che il modo per vincere è prendere palla a destra, tagliare il campo verso il centro e poi calciare forte col mancino” ha spiegato l’olandese alla Bild. Certamente Arjen non sarà così integralista. In ogni caso, ahi lui, alla realizzazione questo modello sorgono due problemi. Innanzitutto i mancini sono merce rara, e in seconda battuta il suo di mancino lo è ancor di più.
Piuttosto per lui calzerebbe a pennello un ruolo da “trainer privato” per professionisti, sulla falsa riga di quanto accade nell’NBA. In estate le giovani stelle del basket americano apprendono i segreti tecnici dai grandi ex nei cosiddetti “clinic”. Certamente la sua esperienza farebbe gola a tanti. Pensate, per esempio, se il velocissimo mancino Ousmane Dembélé migliorasse le proprie medie realizzative con gli insegnamenti di Robben. Non sarebbe male.
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