Conte e Sarri, ricordate la retrocessione con l’Arezzo?

Oggi guidano la classifica di Serie A, staccati di soli due punti, e la domenica sera di San Siro li vedrà assoluti protagonisti, da avversari. Eppure Antonio Conte e Maurizio Sarri, nell’angolo più recondito della loro carriera, ricorderanno quell’annata in cui non riuscirono a evitare la retrocessione in Serie C. Arezzo, Toscana, stagione 2006/2007. I protagonisti della staffetta che ha riportato il Chelsea ai vertici in Inghilterra e in Europa si alternarono sulla panchina amaranto. Dodici anni dopo, oggi andranno a letto pensando al Derby d’Italia che vale già come primissimo antipasto scudetto.

Conte, Ranocchia e Floro Flores: Arezzo bello d’estate, grigio d’autunno

Procediamo con ordine. Estate 2006. L’Arezzo del presidente Piero Mancini poche settimane prima ha sfiorato i playoff di Serie B sotto la guida di Elio Gustinetti, beffato dal Cesena in extremis. Dopo il “no” di Nando Orsi, il vulcanico patron toscano decide di affidarsi a un quasi carneade, fresco di avventura da vice di Gigi De Canio a Siena: Antonio Conte, “benedetto” da Gianluca Petrachi, amico dell’attuale allenatore dell’Inter e del ds Ermanno Pieroni. L’ex capitano della Juventus, all’epoca 37enne, accetta e si propone con un 4-4-1-1, nel quale è il mancino del brasiliano Rafael Bondi a illuminare la trequarti. La difesa la guida uno spilungone di nome Andrea Ranocchia, in attacco c’è Antonio Floro Flores. In Coppa elimina l’Udinese, in amichevole fa tremare la Fiorentina. In campionato, però, fa fatica. Si parte a Mantova, di venerdì sera. Finisce 1-1, con calcio di rigore fallito da Vigna. Otto giorni dopo si va a Frosinone. L’Arezzo domina, ma termina 0-0, con un altro penalty sbagliato, questa volta da Floro Flores. Seguiranno altri due pareggi a reti bianche contro Napoli e Albinoleffe, poi arriva il momento di pagare il conto. Ko interno con il Bari, con altro calcio di rigore sprecato (da Bondi), rovinoso 3-0 sul campo del Genoa, ancora 0-1 in casa contro la Triestina. Saranno 5 i punti raccolti nelle prime 9 giornate. Troppo pochi per impedire alla società di pronunciare le sette lettere meno gradite da un allenatore: e-s-o-n-e-r-o. Conte va via e rivela ai suoi giocatori:

Se entro cinque anni non vinco lo scudetto con la Juve, allora smetto di allenare

Succederà.

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La cura Sarri: da Sansovino con orgoglio

Il sostituto di Conte ha 10 anni in più, è arrivato tra i professionisti con il Sansovino e fa vedere ai suoi giocatori il film “Ogni maledetta domenica” prima di una partita. Si chiama Maurizio Sarrri  e a dicembre rivoluzionerà l’Arezzo: 8 punti raccolti in 5 partite, battendo Pescara e Verona e imponendo un 2-2 in casa alla fortissima Juventus nel segno di Martinetti.  Di quella partita Sarri raccontò:

Nello spogliatoio ci siamo guardati e ci siamo messi tutti a ridere: l’abbiamo fatta grossa stavolta

La scalata di Sarri passò però per un avvio di 2007 a fasi alterne. Sei risultati utili di fila, ma con tanti, troppi pareggi (contro Mantova, Frosinone, Napoli, Bari e Genoa) vittoria sull’Albinoleffe. Nel mezzo, il sogno Coppa Italia: a San Siro contro il Milan finisce 2-0 con reti di Gilardino e Inzaghi, al ritorno è Floro Flores a segnare l’1-0 e assistere Goretti per la traversa che fa sognare una clamorosa rimonta.  Incredibile per una squadra ultima in B. Il 13 marzo l’Arezzo però stacca di nuovo la spina: ko senza appello a Trieste. Mancini saluta Sarri e richiama Conte.

Il Conte-bis: galeotta fu la Juventus

L’ex allenatore rileva una squadra che ha vinto 4 partite su 27 e fa registrare un ritardo di 8 punti dalla salvezza. Lo fa:  9 punti conquistati in 7 partite, 6 vittorie (5 consecutive) e 14 i gol segnati da una squadra quasi irriconoscibile. Playout distanti solo tre lunghezze prima dell’1-5 incassato dalla Juventus (doppiette di Chiellini e Del Piero), risultato che consegna aritmeticamente la Serie A ai bianconeri e che complica i piani salvezza. L’Arezzo però ha cuore, trova 4 punti tra Rimini e Modena e arriva agli ultimi 90′ di campionato a un punto dai playout. Galeotta per la discesa in terza serie del club toscano, però, fu…la Juventus. Un club nel destino dei due allenatori. Domenica di giugno, calda dentro e fuori dal campo, sul terreno dell’Olimpico. La Juventus, già promossa in A da un mese, ospita lo Spezia: Corradini, che ha rilevato da 10 giorni Deschamps, propone una squadra con tante riserve. I liguri vanno avanti due volte e i bianconeri li riprendono. Fino al 90′, quando Nicola Padoin – non Simone, che diventerà il “talismano” della Juventus in futuro – si inserisce in area e batte Mirante. 2-3, Arezzo in C e polemiche roventi sull’asse Toscana-Piemonte. Altro giro, altra corsa.  Quell’Arezzo in B non ci è più tornato. Nell’estate 2018, invece, a Londra, Conte e Sarri si sono dati il cambio sulla panchina del Chelsea. Domani saranno avversari per un Inter-Juve da 75mila spettatori allo stadio e incasso record. Evidentemente, la lezione di Arezzo l’hanno imparata molto bene.

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