Roberto Baggio, uno dei simboli più riconosciuti del calcio italiano nonché uno dei migliori giocatori della storia del calcio mondiale, parla in una lunga intervista a Revista Libero affrontando più temi. Dalla carriera tra Fiorentina, Juventus, Inter e Milan, ai compagni di squadra più celebri come Guardiola e Ronaldo il Fenomeno, fino al presente tra Superlega e Messi.
Il Divin Codino, con la maglia Azzurra, ha preso parte a tre Mondiali (1990, 1994, 1998) e negli Stati Uniti, nell’edizione del ’94, dopo aver trascinato la nazionale in finale con 5 gol decisivi, è stato uno dei tre giocatori italiani a sbagliare il rigore contro il Brasile.
Baggio: “Rigore del ’94? Porterò sempre il dolore con me dentro”
Un dolore che Baggio porterà sempre con sé, anche se ha avuto la capacità di rialzarsi: “Il calcio ti dà sempre una nuova opportunità. È la vita stessa. Ho imparato a reagire, a riprendermi. Alla fine sei tu che decidi cosa ti succede e se c’è spazio o meno per il vittimismo. Nel mio caso di solito non sono prigioniero di lamentele, cosa che è anche inutile. E questo vale per il famoso rigore. Lì ti chiedi, perché io? Perché devo soffrire così tanto? In quei momenti il mondo rimane immobile, sembra che il tempo non passi mai e che rimanga nella memoria quel segno indelebile, quella ferita che sembra non guarire mai. Invece siamo qui, ancora a parlare 27 anni dopo. Vi dirò una cosa, porterò sempre il dolore con me dentro, ma ho dimostrato la capacità di rialzarmi sia come uomo che come calciatore”.
Baggio: “Fiorentina? Ci siamo innamorati l’uno dell’altro“
Baggio parla poi del suo passaggio alla Juventus, dopo l’esperienza di Firenze: “Non avevo nulla contro la Juventus, ma volevo rimanere alla Fiorentina. C’erano persone lì che mi avevano aspettato dopo aver trascorso i primi due anni di infortuni. Ci siamo innamorati l’uno dell’altro. Ho promesso che sarei rimasto. Il club viola, in realtà, non è stato corretto perché mi avrebbe venduto senza dirmi nulla. Poi è stato fatto così, incolpando il giocatore dicendo che era un mercenario. Tutte bugie”.
Non solo Juventus e Fiorentina nella sua carriera, ma anche Milan e Inter: “Il Milan aveva un fascino speciale. È stata la squadra a ringiovanire il movimento italiano, sia dentro che fuori dal campo. La sua organizzazione, la sua volontà di imporre sempre il gioco. Il Milan è stata la squadra che ha cambiato la mentalità nel nostro calcio. È stata un’esperienza unica, ho contribuito anche sul campo a vincere uno scudetto. La mia famiglia è interista. Sono stato bravo all’Inter. Moratti mi amava senza limiti, e per me è stato un onore. I due gol nella partita chiave per un posto in Champions League contro il Parma sono stati l’ultimo regalo che ho fatto loro. Una notte magica, indimenticabile per tutti”.
Baggio: “Superlega? Il calcio è della gente. Guardiola un genio, Messi di un altro pianeta”
Due i compagni di squadra speciali per Baggio, Ronaldo il Fenomeno e Guardiola: “Mamma mia! Che giocatore Ronaldo. Apparteneva al futuro. Ha giocato un calcio di tecnica e velocità in anticipo sui tempi. L’ho visto fare cose inaudite, che nessuno aveva fatto o pensato fino ad allora. Ronaldo era unico. Guardiola, ossessivo, ma anche con un amore, una passione per il calcio incredibile. Mette l’anima in quello che fa. Con le squadre di Guardiola non puoi accontentarti di vincere, devi entrare nel cuore della gente, coinvolgerla. Un genio del calcio”.
Nella lunga intervista c’è anche spazio per parlare di presente. Di Lionel Messi, ma anche del progetto Superlega: “Messi? Stiamo parlando di un marziano. Gli ho parlato in spagnolo. Gli ho chiesto con quale veicolo spaziale è venuto perché stiamo parlando di un calciatore di un altro pianeta. Superlega? Il calcio ha indiscutibilmente bisogno di un rinnovamento. La velocità con cui il progetto è crollato , però, deve far riflettere . In ogni progresso volto a migliorare quello esistente è importante che il beneficio sia per tutti e non solo per chi l’ha pensato. Dobbiamo creare una cultura dello sport, quindi anche del calcio, ma non dobbiamo mai dimenticare che il mondo del pallone appartiene alle persone“.