Soldi in cambio di una convocazione in nazionale maggiore, è quanto successo in Nigeria secondo Emmanuel Sarki. L’attaccante della squadra polacca Gornik Myslowice, in un’intervista a The Athletic, spiega i motivi che l’hanno spinto a dire addio alla nazionale nigeriana e a cercare una nuova selezione.
Nigeria, soldi in cambio di una convocazione in nazionale: Sarki ne ha scelta un’altra
Il giocatore, nato a Kaduna, sembrava destinato a diventare uno dei punti fermi delle Super Eagles. Sarki ha partecipato alla Coppa del Mondo FIFA Under 17 del 2003 ospitata dalla Finlandia, ma ha stupito tutti grazie alle sue impressionanti prestazioni nell’U23. La nazionale maggiore era nel suo destino, ma Emmanuel non è mai stato convocato. Per la popolazione nigeriana, un mistero, che si infittisce nel 2014. Otto anni dopo l’ultima convocazione nell’U23, infatti, Sarki scende in campo con la maglia della nazionale, ma non nigeriana bensì quella di Haiti.
E, a distanza di anni, l’attaccante rivela i motivi che l’hanno spinto a dire addio alla squadra del suo Paese per abbracciare nuovi colori. Colpa di alcuni Ct, che avrebbero chiesto dei soldi a Sarki in cambio della convocazione: “Mi è stato detto che avrei dovuto pagare 5 mila sterline per ottenere la chiamata della nazionale nigeriana. C’erano persone che mi chiedevano di pagare 5 mila sterline solo per assicurarmi che la Nigeria mi chiamasse. Che cosa? Devo pagare per giocare a calcio per il mio Paese? Assolutamente no, non lo farò mai”.
Da qui, la scelta di indossare la maglia di un’altra nazionale: “Mio nonno era venuto da Haiti in Nigeria come missionario, avevo il suo certificato di nascita e c’era un altro haitiano nella squadra polacca del Wisla, dove giocavo. Lui ha chiamato il presidente della Federcalcio haitiana e gli ha raccontato tutto di me”. Sarki diventa quindi un giocatore della nazionale haitiana.
L’attaccante, però, collezionerà solamente 4 presenze. Il lungo viaggio e la paura di volare l’hanno costretto al ritiro dalla nazionale: “Era troppo stressante per me. Ho detto loro che ero davvero dispiaciuto, ma non volevo viaggiare così lontano. Vomitavo sui voli, ho avuto le vertigini. Rappresentarli è stato davvero fantastico, ma ora sto invecchiando. Ho 33 anni, me la prendo comoda. Ho un figlio piccolo, Samuel, e la mia fidanzata è polacca. Sono a casa”.