L’arbitro Janny Sikazwe, famoso per aver fischiato due volte la fine del match prima del 90’ in Tunisia-Mali, ha finalmente spiegato ciò che è accaduto davvero in quei minuti. L’uomo ha tenuto una conferenza stampa in cui ha analizzato pubblicamente quanto successo. Ma facciamo un passo indietro. È il 13 gennaio, Tunisia e Mali scendono in campo a Limbe per la gara di apertura del gruppo F dell’AFCON. Tutto procede regolarmente almeno fino all’86’. L’arbitro, infatti, fischia due volte la fine del match e, in entrambi i casi, in maniera totalmente errata.
Tunisia-Mali, parla l’arbitro: “Dio mi ha chiesto di fischiare la fine”
Eddy Maillet, capo dell’organo arbitrale della CAF, aveva poi spiegato che l’arbitro aveva avuto un’insolazione e, proprio per quella ragione, era stato anche ricoverato all’ospedale.
Ma ora è il direttore di gara più famoso della Coppa d’Africa a prendere la parola e analizzare quanto accaduto: “Quel giorno faceva molto caldo. L’umidità era intorno all’85%. Dopo il riscaldamento ho sentito le condizioni difficili, anche dopo aver bevuto acqua per rinfrescarmi, era come se non avessi bevuto niente, ma noi arbitri siamo soldati ed eravamo pronti a continuare”.
Un caldo insopportabile, tanto da avere un colpo di calore: “Alla fine della prima parte, siamo arrivati negli spogliatoi e abbiamo deciso di sdraiarci e di alzare le gambe per rilassarci. Poi ho bevuto dell’acqua e del succo. Nella seconda parte non mi sentivo affatto come se mi fossi riposato, non sentivo nessuno. Mi parlavano ma non sentivo è stata una situazione molto strana. La Confederazione mi ha portato in ospedale il giorno dopo. Ho detto loro che stavo bene. Ma hanno insistito. Hanno fatto un elettrocardiogramma per vedere come reagiva il mio cuore all’esercizio fisico. Hanno anche fatto esami del sangue e i risultati erano normali”.
Sikazwe è convinto che quel match gli è quasi costato la vita. Fortunatamente però è intervenuto Dio: “Sono andato molto vicino a tornare in Zambia in una bara. Molto vicino. La gente ha fatto ogni tipo di commenti negativi su di me e su come ho gestito la partita. Quel giorno faceva caldo. Anche l’attrezzatura per comunicare, volevo buttarla via. Chissà chi mi ha detto di fischiare la fine. Penso che sia stato Dio”.
In ogni caso, l’arbitro pensa che avrebbe dovuto comunicare che non si sentiva bene. Nonostante questo episodio, comunque, ha intenzione di continuare ad arbitrare: “Normalmente se non avessi potuto continuare avrei dovuto parlare con il quarto ufficiale. Amo questo lavoro e ho intenzione di continuare. Alcune persone dicono che forse questo è il momento di andare in pensione. Questo non è il momento di andare in pensione. Non andrò in pensione finché non trovo qualcuno in Zambia che mi sostituisca”.