Lo scorso 15 dicembre Sergio Aguero ha detto definitivamente addio al calcio giocato. Dopo sole 5 partite con la maglia del Barcellona e ad appena sei mesi dalla firma con i blaugrana, l’argentino è stato costretto ad appendere gli scarpini al chiodo per problemi cardiaci. Il giocatore aveva accusato i primi disturbi durante l’ultima partita disputata, quella contro l’Alaves del 30 ottobre. E ora l’ex stella del City, in diretta su Twitch, racconta come ha vissuto quei momenti e quando ha capito davvero che qualcosa non andava.
Sergio Aguero: “Quando ho capito che qualcosa non andava”
Il giocatore, dopo aver abbandonato il match di Liga, è stato mandato subito in ospedale: “I primi 15 giorni sono stati terribili. Quando è successo, pensavo che non fosse nulla e che sarebbe andato tutto bene”. Ma poi, in un preciso momento, si accorge che forse la situazione era più grave del previsto: “Quando sono arrivato all’ospedale mi hanno lasciato da solo in una piccola stanza con un sacco di monitor attorno a me. Lì ho capito che qualcosa non andava. E dopo due giorni passati all’ospedale, ho cominciato a diventare nervoso”.
I dottori inizialmente gli consigliano di rimanere a riposo per tre mesi, ma i risultati dei test fanno cambiare totalmente idea ai medici: Sergio Aguero non può più continuare a giocare. Il 33enne è stato costretto a sospendere la sua carriera e lo ha annunciato in lacrime nel corso di una conferenza stampa organizzata al Camp Nou.
L’argentino ora sta riposando, in attesa di iniziare un nuovo capitolo della sua vita. Nella diretta Twitch, però, c’è spazio anche per una domanda su Julian Alvarez che dal River Plate si è trasferito al Manchester City. Aguero è entusiasta e dice di essere fiducioso che il giocatore avrà una splendida carriera: “Julian è così bravo. Ho un buon rapporto con lui. Mi ha chiesto alcune cose e io gli ho raccontato la mia esperienza al City. Dovremo aspettare per vedere dove giocherà, perché Pep (Guardiola) non usa centravanti veri. Ad essere onesti, non so dove si collocherebbe nella squadra. È un giocatore un po’ spigoloso, lo lascerei giocare come seconda punta, o forse come esterno”.