Quando nel 2012 il Milan prese Hachim Mastour dalle giovanili della Reggiana, strappandolo al fotofinish all’Inter, pensava di essersi assicurato il talento del futuro. Due milioni alla squadra emiliana e il suo inserimento immediato in prima squadra nonostante i 16 anni. Oggi a 23 anni, l’italo marocchino è attualmente svincolato in attesa di una squadra che punti su di lui dopo la pesante bocciatura di Zeman al Foggia. Mastour si è sfogato rivelando di essere stato boicottato da alcune persone che hanno infangato il suo nome e fatto naufragare la sua carriera.
Mastour un mix tra Kakà e Roby Baggio
Quando il ragazzo arrivò a Milanello i maggiori notiziari sportivi sgomitarono per intervistarlo. Studio Sport e Sky Sport trasmettevano in loop il servizio mentre palleggiava prima un’arancia, poi una pallina da ping pong e infine mentre palleggiava in piscina con El Shaarawy. Gli esperti dicevano che fosse un mix tra Kakà e Roby Baggio. Un’esposizione mediatica che in pochi hanno ricevuto a quell’età e che probabilmente è stata una delle prime cause del suo flop.
Coi rossoneri non ha giocato manco un minuto, in compenso ha girato mezza Europa tra Spagna, Olanda e Grecia prima di tornare in Italia. Le ultime stagioni sono state disastrose: prima l’addio alla Reggina perché “vittima di episodi molto spiacevoli da parte di alcuni compagni di squadra“ (per citare le sue parole). Poi la bocciatura di Zeman di qualche mese fa che di lui disse: “Da piccolo sapeva giocare, era tecnicamente bravo, ma da grande non ha mai visto la palla“. Un’innocua apparizione in tribuna allo stadio Zaccheria e già i media iniziarono a scrivere che era stato causa di una lite tra il tecnico boemo e la società foggiana, che aveva rotto lo spogliatoio. Tante mal dicerie che hanno spinto Mastour a rifiutare ancor prima di firmare il contratto.

Lo sfogo di Mastour: “Alcune persone mi hanno rovinato”
“Ho il grande rammarico di essermi fidato di persone sbagliate – racconta Mastour a Pianeta Serie B – persone che mi hanno detto che mi avrebbero rovinato, che avrebbero infangato il mio nome al punto che non avrei più giocato a calcio. Volete sapere il perché? La risposta è semplice: mi vedevano come una macchina da soldi, una macchina da spremere. Voglio ricordare anche a loro che prima di essere un calciatore, sono un semplice ragazzo, come tutti gli altri. Un uomo che ama la sincerità e la lealtà: quando scopro che non è così, chiudo i rapporti”.
Poi la chiosa: “Vi assicuro che essere Hachim Mastour non è stato e non è semplice. Vivo da sempre con i riflettori addosso: da un lato è una cosa che ovviamente mi fa piacere perché mi stimola a dare sempre di più, dall’altro genera sempre pressioni notevoli nei miei confronti. Purtroppo ogni volta che entro in campo, buona parte della gente si aspetta che io prenda la palla, scarti tutti e vada in porta con il pallone. Per fortuna il calcio è uno sport fatto da 11 giocatori: tutti devono essere collegati. Ognuno mette a servizio dei compagni le sue qualità: c’è il giocatore che eccelle dal punto di vista tecnico e quello che eccelle dal punto di vista fisico-tattico. È un gioco di gruppo e ognuno è importante”.