L’ex calciatore dell’Inter Samuel Eto’o, nell’intervista esclusiva a La Repubblica, ha parlato della partita evento che si terrà a San Siro, a favore dell’inclusione, il cui incasso sarà devoluto alla sua fondazione e a Slums Dunk. “Sarà una festa piena di musica, con Messi, Puyol, Sneijder, Pirlo, Seedorf, Dybala, Totti”.
Le parole di Samuel Eto’o
Nell’intervista per La Repubblica, Eto’o ha presentato la partita di beneficienza che si terrà il 23 maggio a San Siro insieme ad altri campioni. L’ex calciatore camerunese ha parlato di integrazione, il tema portante dell’evento, e ha speso qualche parola sul problema del razzismo e di come ha dovuto affrontarlo nel corso della sua carriera.
A proposito del razzismo ha detto: “Vi dico che l’Italia è il Paese meno razzista d’Europa. Non è che a me il verso della scimmia negli stadi non l’hanno fatto, e ho avuto problemi anche in strada. Però l’Italia è forse anche il Paese meno ipocrita. La mia famiglia è rimasta a Milano, quelle nello stadio sono minoranze e mi chiedo come mai non si sia riusciti a debellare certe brutte manifestazioni”.

Alla domanda sulla sua lamentela per la difficoltà dell’assegnazione del Pallone d’Oro a calciatori africani ha risposto: “Era una constatazione. Se sei un giocatore africano è più difficile vincerlo. Ci è riuscito nel ’95 solo Weah. Ventisette anni fa. Dovrebbe anche cambiare il racconto sportivo che fate del nostro continente. Siamo bravi, non solo poveri“. Il 41enne si era posizionato al quinto posto nella classifica del Pallone d’Oro del 2009, è stato premiato quattro volte come miglior giocatore africano e rimane il capocannoniere del suo Paese con 56 gol in 113 partite.

L’evento organizzato da Eto’o e Slums Dunk vedrà la partecipazione di grandi campioni tra cui Messi, Puyol, Sneijder, Pirlo, Seedorf, Dybala, Totti, Pippo Inzaghi, Shevchenko e Thuram. Il ricavato sarà interamente devoluto alla sua fondazione. A proposito dell’idea promossa tramite la partita: “Non voglio parlare di calcio, ma di quello che il calcio può fare per favorire integrazione e inclusione. È un mezzo straordinario perché vola sugli ostacoli e parla tutte le lingue. Ho giocato in molti Paesi e da due, Spagna e Italia, sono stato accolto benissimo. Bisogna essere capaci di guardare oltre il pallone”.