Sacchi contro Coverciano: “Patentino, situazione ridicola. Io, Zeman, Mourinho e Klopp non alleneremmo”

Arrigo Sacchi concede una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport e non le manda di certo a dire. L’ex Milan si scaglia contro Coverciano per le regole sul patentino da allenatore di Prima Categoria Uefa Pro. Per ottenere l’ambito patentino, infatti, bisogna avere nel curriculum un certo numero di partite giocate in B, in A o in Nazionale. Una situazione ridicola per il 76enne. Secondo Sacchi, bisogna svecchiare il sistema e cominciare a premiare il merito. 

Sacchi: “Patentino, situazione ridicola”

Stando al sistema attuale, l’ex CT della Nazionale non avrebbe il patentino: “Lo so, e questa è una situazione ridicola, oltre che ingiusta. Non capisco: ma per essere un bravo fantino devo essere stato un cavallo? Qual è il criterio? Io avrò fatto onore al calcio italiano o no? Eppure non ho mai giocato oltre la Quarta Serie. In questo sistema sento lo sgradevole puzzo delle consorterie e del clientelismo, che sono cose tipicamente italiane”.

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La soluzione sarebbe rinnovare: “C’è un solo metodo: liberalizzare. Il nostro calcio ha bisogno di rinnovarsi per continuare a generare interesse. E per rinnovarsi ci vogliono le idee. Si deve svecchiare l’ambiente, aprire le porte e le finestre, fare entrare aria fresca. Altrimenti resteremo sempre prigionieri del passato e dei soliti luoghi comuni”. 

L’ex CT: “Io, Mourinho, Klopp non alleneremmo”

L’ex Milan cita l’esempio di Davide Ancelotti, figlio del tecnico del Real Madrid: “Ma lo sapete che il figlio di Ancelotti non è stato ammesso a Coverciano? Lui non ha mai giocato in A e nemmeno in B, ma è da diversi anni che fa il secondo di suo padre e mi pare che abbia contribuito non poco ai successi del Real Madrid: basta leggere che cosa dicono di lui i giocatori. Bene, per avere il patentino di Uefa Pro è dovuto andare in Scozia. Vi sembra normale? Ma dove crediamo di arrivare se continuiamo a mettere delle barriere?”.

Sacchi sottolinea anche che, attualmente, diversi grandi allenatori non potrebbero allenare proprio a causa di queste regole: “Ci sono gli esempi del sottoscritto, di Zaccheroni, di Zeman, di Mourinho, di Eriksson, di Klopp: non mi risulta che siano stati giocatori di alto livello, eppure sono grandi allenatori”. Il problema è uno, conclude l’allenatore, in Italia non si premia il merito: “L’Italia, in tutti i campi, è un Paese che non premia il merito e dove è impossibile fare squadra”.

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