La paura di Mancini: “La Nazionale ha un grosso problema, speriamo non sia irreversibile”

Il ct della Nazionale Roberto Mancini ha lanciato l’allarme la settimana scorsa in conferenza stampa: “In Italia non non ci sono più attaccanti”. L’allenatore jesino prima dei match di Nations League contro Inghilterra e Ungheria, si è sfogato spiegando il motivo del declino del nostro calcio e “prendendosela” con i top club italiani inclini all’esterofilia.

Lo sfogo di Mancini: “Devo convocare calciatori dalla serie B”

Già nel 2018, Roberto Mancini aveva fatto un appello, esortando gli allenatori di serie A ad avere più coraggio nel far giocare i giovani, avendo pochi giocatori a disposizione per la Nazionale.  La vittoria dell’Europeo ha nascosto la polvere sotto al tappeto e quattro anni dopo sembra che niente sia cambiato.

Nel 2018, quando ho cominciato la mia esperienza da commissario tecnico, non erano molti gli italiani in serie A e adesso sono ancora meno – ha esordito il tecnico -. Noi facciamo tutto quello che è nelle nostre possibilità. Chiamiamo anche quelli che giocano in B, se sono bravi. Ma poi magari vanno all’estero e hanno bisogno di tempo per ambientarsi oppure rimangono in B. Non è che possiamo fare molto di diverso, se non andare avanti per la nostra strada, trovare novità e sperare di non sbagliare i giovani: dobbiamo fare con quello che abbiamo”.

Immobile ultimo dei mohicani

Il vero problema è che gli azzurri non hanno più da anni un vero numero 9: “Quello degli attaccanti non è problema piccolissimo. Sicuramente è qualcosa di anomalo, l’Italia ha sempre avuto grandi attaccanti: speriamo che non sia irreversibile, la speranza è che escano due o tre attaccanti di grande qualità. Immobile è rimasto l’unico della vecchia guardia qui. Ho parlato con Scamacca, è andato in un campionato difficile, credo che gli ci vorrà un po’ di tempo per adattarsi. Ci vuole un po’ di tempo per prendere confidenza con i ritmi della Premier League, ma è una scelta che può fare migliorare”.

Una soluzione potrebbe arrivare dalle seconde squadre: “Certo, è una soluzione. Miretti giocava in C nell’Under della Juve e adesso è titolare in A. Il ritmo del nostro campionato migliora, si vedono partite più intense come ad esempio Milan-Napoli. Però la distanza rispetto all’Inghilterra c’è ancora: lì anche la partita con l’ultima in classifica ha un ritmo altissimo”. 

miretti centrocampista della juventus

Mancini esagera?

Per niente. I numeri rivelano proprio quello che dice Mancini: il 61% dei giocatori a scendere in campo sono stranieri, ossia 6 calciatori su 10 non sono italiani. La Federazione Italiana Giuoco Calcio, ha stabilito delle nuove regole che entreranno in vigore nella prossima stagione e pensa anche di aumentare da 8 a 12 il numero minimo di italiani iscrivibili nella rosa dei 25 impiegabili in serie A.

Inoltre la FIGC promuove le attività di base (riguardante i bambini tra i 5 e 12 anni, divisi nelle categorie Piccoli Amici, Primi Calci, Pulcini ed Esordienti). È proprio dalla passione e dall’impegno di questi ragazzi che può iniziare il cambiamento. La Germania, in quattordici anni e con un investimento nei settori giovanili che ha superato i 600 milioni di euro, ha raccolto il frutto di questo impegno, vincendo il Mondiale del 2014 in Brasile dopo un digiunino di ventiquattro anni.

Patricia Franzoso

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