Nel corso di un’intervista per Repubblica, l’amministratore delegato della Serie A De Siervo ha parlato anche della penalizzazione inflitta alla Juventus.
Una Serie A debole a causa della pirateria
Luigi De Siervo è l’amministratore delegato della Serie A dal 2018 e nei suoi anni in questo ruolo ha dovuto far fronte ai cali delle dirette televisive del massimo campionato italiano, alla crisi creata dalla pandemia e all’aumentare delle partite viste sui siti pirata.
Proprio su questo fronte ha incentrato la sua intervista rilasciata a Repubblica: “Con la pirateria, chi ci perde è sicuramente la Serie A: il danno è di circa 1 miliardo ogni tre anni, ma tutto il calcio, anche la Serie B e la Lega Pro, è finanziato con i soldi dei diritti televisivi.”

Una situazione complicata, soprattutto visto il primato dell’Italia sulla pirateria: “Siamo il Paese col tasso di pirateria più alto al mondo. E questo è avvenuto nel silenzio della politica e delle autorità.”
De Siervo sulla penalizzazione della Juve
Nel corso dell’intervista l’amministratore delegato è anche passato sul tema caldo delle sanzioni alla Juventus, culminate con la penalizzazione di 15 punti in classifica.
Su questa situazione ha detto: “Il mio disappunto è per il fatto che si sia voluti intervenire in costanza di campionato: questo può essere un elemento di alterazione. Per il resto, parliamo finora di ipotesi di reato e procedimenti aperti: l’auspicio è che questa sanzione per le plusvalenze possa essere riconsiderata perché asimmetrica sia a livello europeo, sia italiano.”
De Siervo, con l’auspicio che la sanzione #Juventus “possa essere riconsiderata” esprime un concetto di buon senso, cioè che non si possono usare metriche differenti per le stesse azioni. Ma dicendolo così si espone alla critica di essere uscito dal proprio ruolo pic.twitter.com/hUsgXCkQPW
— Giovanni Capuano (@capuanogio) February 16, 2023
De Siervo prende una posizione decisa sulla penalizzazione inflitta al club bianconero e le sue parole fanno sperare anche la dirigenza juventina.
Se esiste anche solo una minima possibilità che la decisione venga cambiata, le parole dell’ad la sottolineano. Dopotutto, la speranza è l’ultima a morire.