Quella di Walter Sabatini è una delle figure più tenaci e tormentate, al tempo stesso, del calcio italiano. Il dirigente umbro, che nella passata stagione ha contribuito notevolmente alla salvezza della Salernitana, è attualmente inattivo nel settore e si gode l’uscita del proprio libro: “Il mio calcio furioso e solitario“. Nell’intervista rilasciata a Tele Radio Stereo, l’ex d.s. della Roma si è raccontato ripercorrendo varie fasi della sua vita.

Il libro
Ai microfoni di Tele Radio Stereo, Walter Sabatini ha ripercorso alcuni degli anni più significativi della sua vita, nel bene e nel male, dentro e fuori dal campo: “La scorsa estate è stata per me la prima senza calcio, ero in crisi d’astinenza e di identità e avevo bisogno di ritrovarmi. Scrivere mi ha fatto bene, ho raccontato con sincerità aspetti sgradevoli e complessi della mia persona. Voglio che il libro abbia successo, non sopporterei un fallimento“.
Sabatini: “Ho abusato del mio corpo”
Durante l’intervista, il dirigente classe ’55 ha poi riferito di aver abusato del proprio corpo: “Adesso è ferito perché non gli ho mai risparmiato nulla. L’ho usato in ogni modo, sesso, scontri, viaggi. Ho sopravvalutato le mie forze pensando di potere fare qualsiasi cosa, perfino dopo l’asportazione di un tumore”. Quindi, sui mesi in ospedale: “Sono stato in coma due volte e sentivo la dottoressa dire <<lo perdiamo>>. In terapia intensiva vedevo le partite della Roma sull’iPad e soffrivo a distanza con la squadra”.

Papa Francesco
Nel corso del suo intervento, Sabatini ha poi svelato un curioso e surreale aneddoto su Papa Francesco, risalente proprio alla periodo della malattia: “Mi arrabbiavo perché non volevano passarmi la segreteria vaticana. Sapevo che il Pontefice, da tifoso del San Lorenzo, stava cercando di rinforzare la squadra. Ero in preda a una sorta di delirio e non capivo perché non chiedessero consigli a me sul mercato argentino”.
Gli anni alla Roma
Quindi, gli anni in giallorosso a e la previsione su un ipotetico rapporto con Mourinho: “Alla Roma ho vissuto i momenti più belli e intensi della mia carriera, non si può dimenticare quel periodo. Mi sono sempre sentito il dirigente della Roma, era il tratto più distintivo della mia vita, un batticuore costante.
Mi dispiace non aver vinto lo Scudetto, volevo regalare questa gioia al popolo giallorosso e quel pensiero mi tormenta sempre. Se Mourinho avesse definito mercatino il mio lavoro? Le sue parole sono legge nella Capitale ma sicuramente mi sarei arrabbiato, sarebbe stata una cosa difficile da sopportare”.
