La Serie A, finora, la bellezza l’ha vissuta soprattutto nel tacco. Quello di Javier Pastore ad illuminare la notte dell’Olimpico con l’Atalanta, quello di Fabio Quagliarella ad illuminare Marassi nella super vittoria della Samp sul Napoli.
A 35 anni, l’attaccante di Castellammare di Stabia, ci ha abituato a gol bellissimi. Una carriera importante riempita ancor di più da realizzazioni di grande prestigio. Biciclette, tiri da lontano, acrobazie hanno fatto divertire i tifosi di Udinese, Napoli, Juventus, Torino e Sampdoria. Il tacco è solo l’ultima delle bellezze da mettere in bacheca. L’occasione per riscoprire una gallery, quella del massimo campionato di calcio italiano, che vede anche altre perle assolute.
Di esempi, peraltro, ce ne sono tanti, anche in Europa: il gol di Del Piero (purtroppo inutile) nella finale di Coppa Campioni nel 1997, Ibrahimovic contro l’Italia, Crujff con il Barcellona contro l’Atletico nella stagione 1973/1974, Rabah “Il tacco di Allah” Madjer decisivo per la conquista della Coppa Campioni del Porto nel 1987 contro il Bayern Monaco. Anche nel recente passato in Italia da ricordare i gol di Menez contro il Parma nel 2014, di Immobile lo scorso anno a Cagliari, di Del Piero in un derby del 2002 e persino un autogol di N’Gotty nel 2000.
E ora sotto con i più belli della Serie A… (CLICCA SUI NUMERI DELL’ELENCO SOPRA PER SCOPRIRE QUALI SONO E VEDERLI)
Roberto Bettega, Milan-Juventus, 1971
Il rapporto tra il gol di tacco e i grandi bomber italiani inizia nel 1971 quando Roberto Bettega ammutolisce San Siro per il momentaneo 0-2. Finirà 1-4 per uno dei successi più larghi della storia bianconera nel big match contro il Milan. Bettega ha 20 anni allora, ne segna due. “Merito dell’incoscienza” commenterà Bettega che inaugura così, di tacco, un periodo di grandi successi a Torino.
Fabio Quagliarella, Udinese-Juventus, 2010
Quello al Napoli non è una “prima” assoluta per Quagliarella che aveva già punito, da ex, l’Udinese con la maglia della Juventus: al Friuli finisce 0-4 e Fabio firma di tacco, cadendo, il suo secondo gol in bianconero. Allora non esultò, questa volta si è scusato con Ospina. Un signore, pure di tacco.
Hernan Crespo, Juventus-Parma e Fiorentina-Parma (Coppa Italia), 1999
Pastore-Quagliarella in sette giorni sempre di tacco non è una casualità così rara. Si sa, il calcio è strano e il 1999 ne è l’emblema. A febbraio e a fine stagione, sale in cattedra Hernan Crespo. Valdanito prima distrugge la Juve al Delle Alpi con una tripletta. Il primo anticipando Peruzzi su assist di Chiesa, il secondo di testa su assist di Benarrivo (pure questo di testa), il terzo di tacco su assist di Veron. Dai nomi, è facile intuire che siamo in pieno nell’epoca delle sette sorelle.
La finale di Coppa Italia, del resto, si gioca, andata e ritorno, tra Fiorentina e Parma. Il ritorno è il 5 maggio a Firenze: il momentaneo 0-1 (dopo l’1-1 di Parma) è ancora di Hernan Crespo. Di tacco. I gialloblù vinceranno poi, con gol di Vanoli, la seconda delle tre Coppa Italia della loro storia.
Filippo Maniero, Venezia-Empoli, 1999
Se Crespo aveva fatto brillare la stagione del Parma, Filippo Maniero da Legnaro, professione bomber di provincia, aveva riscaldato i tifosi del Penzo a Venezia, segnando qualche giorno prima un gol da favola, sempre di tacco.
Il contesto: scontro salvezza in Laguna tra Venezia ed Empoli a inizio gennaio. Arturo Di Napoli porta avanti i toscani con due rigori. I veneti, però, possono contare su Maniero (prelevato dal Milan) e Recoba (in prestito dall’Inter). Faranno magie in coppia. La rimonta arriva tutta nella ripresa del Penzo: la firma il centravanti con un gol di tacco di destro da centro area su punizione di Recoba e con la specialità della casa, il colpo di testa, dieci minuti dopo.
Roberto Mancini, Parma-Lazio, 1999
Tutto questo, però, verrà oscurato da quello che accade il 17 gennaio al Tardini: si gioca lo scontro al vertice tra Parma e Lazio. In campo una quantità tale di campioni da far brillare le proprietà di Cragnotti e Tanzi. C’è anche il 34enne Roberto Mancini, oggi commissario tecnico della Nazionale, in uno dei momenti topici della sua già straordinaria carriera. Ma è il contesto in questo caso a rendere divino il colpo di tacco.
Qualche settimana prima Eriksson arretra Mancini a centrocampo: “Niente colpi di tacco però”. Qualche minuto prima Crespo pareggia proprio su un tentativo di leziosità di Mancini nella propria area. Mihajlovic lo affronta a muso duro. Il serbo, un quarto d’ora dopo, è dall’altra parte a battere un calcio d’angolo. Mancini sfugge alla marcatura di Benarrivo e di tacco la mette nell’angolo in alto a destra battendo Buffon.
Apoteosi di una storia. Qualcuno lo chiamerà “Il tacco di Dio”.
Amantino Mancini, Roma-Lazio, 2003
https://www.youtube.com/watch?v=Xztybfoc1jQ
Si gioca uno dei derby più bloccati della storia quando all’Olimpico il 9 novembre 2003 si manifesta l’irriverenza e il genio. Sulla panchina della Lazio siede Roberto Mancini, quello del gol di tacco di qualche riga fa. Sulla corsia destra della Roma corre Amantino Mancini, quello con la s alla Caressa.
Mancano dieci minuti alla fine: Cassano batte una punizione dal lato corto dell’area, sulla destra. Mancini lo chiama: “Guardami”. Corradi scivola, Mancini, di nuovo lui, quello con la s, non ci pensa due volte. Salto, incrocio con le gambe, tacco col destro e palla verso il lato opposto a battere Sereni.
E’ il derby dell’irriverenza, è la partita che fa dimenticare ai giallorossi la partenza di Cafu verso Milano, è il gol che cambia la carriera giallorossa di Mancini rientrato dal Venezia. Si fermerà all’Olimpico per diversi anni ancora.
Zlatan Ibrahimovic, Inter-Bologna e Inter-Atalanta, 2009
Dieci anni dopo Hernan Crespo e Roberto Mancini nel 1999, è Zlatan Ibrahimovic il re indiscusso in Italia. Nel 2008 batte il Bologna a San Siro con uno scorpione pazzesco e a maggio illumina la vittoria per 4-3 con l’Atalanta segnando il gol decisivo di tacco. Una rete che gli vale il titolo di miglior marcatore del campionato. Nove in pagella per lui che è principale artefice della stagione e che marchia così, a modo suo, con la firma ZI, lo scudetto nerazzurro.
Giuseppe Biava, Palermo-Reggina, 2006
Palermo-Reggina nel 2006 non vale nessuno scudetto e neppure una Coppa Italia. Non è una sfida al vertice, ma è una partita comunque bella. Finisce 4-3. E passa alla storia perché Giuseppe Biava, maglia numero 21 dei rosanero, difensore, per un giorno è il miglior giocatore al mondo.
Lo scorpione con cui porta i siciliani sul 2-0 è da raccontare ai figli e ai nipoti. Bomber per un giorno. E per questo lo scegliamo come miglior gol di tacco della nostra Serie A.
LEGGI ANCHE: