Il successo nel mondo del calcio è un fottuto terno al lotto. Devi centrare, e pure sulla stessa ruota, il talento, le doti fisiche, l’attitudine mentale, l’educazione, la fortuna, e il contesto adatto. A questi devi poi sommare una quotidiana fatica bestiale, nella costante paura che un infortunio fermi tutto, magari a un passo dalla svolta.
Ma se parliamo di contesti perfetti, ce n’è uno che potrà facilitarti di molto l’arduo compito. È la solita, chiacchierata e celebratissima Masìa: la cantera del Barcellona. Eh sì, penserete voi, ma se puoi stare nelle giovanili dei blaugrana sei sicuramente un fenomeno. Ecco, sì e no. Ora vi mostreremo perché il quartier generale dei giovani barcellonisti possa essere un po’ definibile come l’Università privata del calcio. Per cui anche se tu sei esattamente come loro, a lavorare con l’autista ci vanno loro, e non tu.
Per dar forza al concetto, ci faremo aiutare dalla parabola di alcuni ex crack della cantera che, dopo aver esordito nel dorato teatro del camp Nou, sono stati costretti a spiccare (più o meno) il volo verso i lidi del calcio internazionale. Tra i primi c’è il “nostro” Bojan Krkic. Segna più di 400 gol negli anni delle giovanili e nel 2007, anno dell’esordio in prima squadra, è già il “nuovo Messi” (che allora aveva appena 20 anni). Vince tutti i suoi bei trofei col Super Barça di Guardiola, ma al momento di lasciare la casa madre, chiuso dai titolari, finisce col “toppare” clamorosamente. Girovagando per Italia, Olanda, Inghilterra e Germania segna 29 gol in 6 anni, lasciando una traccia impalpabile, fino al ritorno in patria all’Alaves.
Discorso simile può essere fatto per Cristian Tello. L’esterno di Sabadell gioca nel Barça più o meno nello stesso periodo. Non è molto impiegato, ma quando chiamato fa vedere degli sprazzi. Ecco un altro talentissimo che esploderà una volta trovato il suo spazio, hanno pensato tutti. Ancora una volta però, col senno di poi, non è andata proprio così.
Benino al Porto il primo anno, malissimo nel secondo. Transita alla Fiorentina un paio di stagioni senza lasciare il segno e rientra in patria, proprio come Bojan, nella stagione corrente. Lo accoglie il non molto competitivo Betis di Siviglia.
Nel triennio magico 2011/14 sbocciava anche il talento di Isaac Cuenca. Pure per lui qualche gol, i titoli, e la gloria nel Dream Team di Guardiola. Sapete dove dispensa calcio oggi? All’Hapoel Be’er Sheva. Bene, ma non benissimo.
Più di recente troviamo il caso di Munir. L’attaccante di origine marocchina, dopo un esordio da predestinato in blaugrana, rischia di essersi già definitivamente perso a 22 anni. Prima il flop al Valencia della scorsa stagione, ora il prestito al disastrato Alaves (lo stesso di Bojan ndr).
Cerchiamo ora di trarre le conclusioni analizzando i numeri di questo fenomeno. Tutti i “futuri campioni” citati valgono oggi una cifra inferiore ai 10 milioni di euro, nonostante il più vecchio abbia appena 26 anni. In compenso, nel frattempo, sono comunque riusciti a “grassare” ottimi contratti in grandi Club internazionali grazie al marchio di qualità “made in Barça”.
Ecco perché vogliamo una vita da canterani. Loro sono quelli che a scuola avevano la mamma maestra, e il 6 l’hanno preso fisso fino alla maturità. Perché nessuno mi leva dalla testa l’idea che, fosse nato in provincia di Benevento, Isaac Cuenca avrebbe probabilmente fatto la seconda riserva ad Amato Ciciretti.
Ne sono sempre più convinto.
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