Corsa, intensità, duro allenamento: questi alcuni dei fattori caratteristici del modus operandi di Antonio Conte. Dogmi non recepiti, inizialmente, dallo spogliatoio del Chelsea sotto la gestione del tecnico salentino (2016-2018), come riferito dallo stesso allentore del Napoli ai microfoni del Corriere della Sera.
Conte: "Al Chelsea ho rischiato l'esonero"
"Un giorno, il capitano del Chelsea (John Terry, ndr) mi chiese di rallentare il ritmo degli allenamenti - ha riferito Conte - e di fare meno sedute video. Per rispetto della loro cultura e del loro approccio diverso al calcio, accettai la richiesta. Da quel momento abbiamo perso due partite consecutive e ho rischiato l'esonero".
"Il consenso a tutti i costi è un'autocondanna"
"A quel punto ho pensato che se devo 'morire' per qualche scelta devo farlo a modo mio e non per mano di altri" ha proseguito l'ex tecnico dei Blues, con cui, nella stagione 2016-17, ha vinto la Premier League. "Cercare il consenso a tutti i costi può diventare un'autocondanna. Se ripenso agli allenamenti duri mi viene da sorridere: Zidane e Del Piero si allenavano molto più duramente. Oggi si fa un terzo di quello che si faceva prima".