Theo Hernandez rompe il silenzio e lo fa con parole che pesano come macigni. Dall’Arabia Saudita, dove oggi è una delle stelle dell’Al Hilal guidato da Simone Inzaghi, l’ex terzino del Milan ripercorre gli ultimi mesi in rossonero, chiarendo la propria posizione e respingendo con decisione le accuse che hanno accompagnato il suo addio. Ne esce il ritratto di un giocatore ferito, deluso, ma ancora profondamente legato a quei colori che continua a percepire come parte di sè.
La verità sull’addio al Milan
Theo parla con calma dopo l’allenamento, ma le sue dichiarazioni tradiscono emozioni mai sopite. “Non volevo lasciare il Milan, mai”, ribadisce più volte. Una frase che smentisce in modo netto la narrazione dei suoi ultimi mesi in rossonero, fatta di presunte richieste economiche e di una volontà di forzare la cessione. “Dicevano che avessi chiesto cifre esorbitanti per il rinnovo o che spingessi per andare via. Tutto falso”, sottolinea. La sua priorità era restare al Milan, l’unico club per cui, a suo dire, avrebbe voluto giocare in Italia.
Il punto di rottura, però, è stato raggiunto per via del difficile rapporto con la dirigenza. Theo non usa giri di parole: “Avrei meritato un trattamento migliore”. Il francese racconta di compagni che lo spingevano a rimanere e di un ambiente spaccato, fino ad arrivare alla telefonata decisiva: “Quando un dirigente ti chiama e ti dice ‘se resti ti mettiamo fuori rosa’, cosa puoi fare?”. È lì che matura l’addio, non per scelta ma per “obbligo”. Un addio che lo ha lasciato spaesato e che, a suo dire, ha privato il Milan di una “bandiera strappata per nulla”.

Theo Hernandez e la sua nuova vita all’Al Hilal
Il vecchio Milan e le critiche dei tifosi
Nel mirino finiscono anche alcune scelte societarie. Theo ricorda con nostalgia il Milan delle origini, quello di Maldini, Massara e Boban. “Paolo era il mio idolo. Dopo di lui è cambiato tutto in peggio”, afferma, pur riconoscendo a Ibrahimovic il ruolo di uomo forte e carismatico. Il suo famoso post d’addio, giudicato polemico, viene rivendicato come sincero: la direzione intrapresa dal club non rispecchiava più i valori e l’ambizione che lo avevano portato a Milano.
Non manca il capitolo delle critiche dei tifosi, che Theo ammette di aver sofferto molto. Riconosce gli errori in campo, come le espulsioni contro Fiorentina e Feyenoord, ma al tempo stesso chiede comprensione: “Siamo umani. Non ero sereno mentalmente”. Ancora più duro il passaggio sulle presunte aggressioni che gli sono state attribuite: “C’è chi vuole rovinarti la vita e la carriera. La mia famiglia sa che non è vero”. Uno sfogo amaro, che lascia intravedere ferite profonde.
Ora, invece, c’è l’Al Hilal e c’è Simone Inzaghi, che lo ha convinto con una frase semplice: “Andiamo a vincere insieme?”.













