La Juventus è sotto i riflettori, non solo per le prestazioni in campo ma anche e forse soprattutto per i movimenti di mercato che ronzano attorno al club. Negli ultimi giorni il titolo bianconero ha fatto faville a Piazza Affari, complici indiscrezioni secondo le quali l’Arabia Saudita avrebbe messo gli occhi sulla Vecchia Signora. Ma, nonostante le sirene provenienti dal Medio Oriente, Exor, la holding che controlla la Juventus, ha ribadito la volontà di non cedere il club.
Un interesse che fa volare il titolo in Borsa
Nelle passate settimane, il prezzo delle azioni della Juventus ha subito una crescita notevole, una corsa inarrestabile che ha portato il valore del titolo a salire del 28% in pochi giorni. Da 2,19 euro per azione si è passati a 2,81 euro, avvicinandosi ad una capitalizzazione complessiva di 1,17 miliardi. Una crescita esponenziale che non passa inosservata, soprattutto considerando le voci che si rincorrono su un possibile interesse da parte dell’Arabia Saudita.
L’offerta dei Sauditi
Secondo quanto riportato da fonti ben informate, dietro questa fiammata ci sarebbe una proposta da capogiro proveniente dal Medio Oriente. Gli emissari sauditi sarebbero pronti a mettere sul tavolo un’offerta di due miliardi di euro per acquisire la maggioranza del club. Ma se è vero che 2 miliardi di euro potrebbero far girare la testa, Exor non sembra intenzionata a mollare la presa.

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La posizione di Exor
Dalla holding degli Agnelli-Elkann filtrano messaggi chiari e inequivocabili. In risposta alle voci riportate da Calcio e Finanza su un interesse saudita, fonti vicine ad Exor hanno ribadito con forza “l’inesistenza di qualsivoglia trattativa in merito a Juventus, riaffermando che la società non è in vendita“. Non si tratta di arroganza o di un gioco di forza: la famiglia non sembra davvero interessata a cedere un asset così prezioso.
Nessuna apertura dunque da parte della holding che fa capo alla famiglia Agnelli e controlla il club bianconero, come accaduto meno di una settimana fa con l’offerta ufficiale, respinta, da parte dell’azionista di minoranza Tether.










