"Ho pensato al suicidio", Campedelli svela le verità nascoste sul Chievo Verona

Luca Campedelli, ex presidente del Chievo Verona, condivide la sua toccante storia nel libro "Chievo, delitto perfetto". Tra trionfi e difficoltà, rivela la solitudine e le pressioni affrontate, offrendo una visione personale delle sfide e dei successi di un club che ha cambiato il calcio italiano
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C'era una volta una storia calcistica che in pochi sarebbero stati capaci di prevedere, quella del Chievo Verona. Una piccola società che, partendo dagli argini, non solo ha avuto il coraggio di sfidare i colossi del calcio italiano, ma è riuscita a lasciare un segno indelebile nella storia di questo sport. Al centro di questa favola c'era lui, Luca Campedelli, un giovane presidente che ha preso in mano le redini della squadra con la passione e l'ambizione di chi ama ciò che fa.

Luca Campedelli e il Chievo dei miracoli

A soli ventitré anni, Luca Campedelli si trovò a capo di una squadra che sembrava destinata a vivere solo nei cuori dei propri tifosi. Eppure, con una gestione oculata e visione chiara, il Chievo sfidò la logica del calcio che conta, scalando la gerarchia sportiva italiana fino ad affacciarsi in Serie A

Un libro per raccontare una verità taciuta

Ora, a distanza di anni dall'uscita di scena dai campionati professionistici, Campedelli torna a raccontare la sua verità. Lo fa con il libro "Chievo, delitto perfetto", scritto dai giornalisti Raffaele Tomelleri e Fabiana Della Valle. Un testo che ripercorre l'epopea del Chievo, dai giorni radiosi fino al crollo inaspettato, e racconta di una gestione che è stata un modello di virtù e identità.

La favola Chievo Verona
La favola Chievo Verona

Una solitudine difficile da sopportare

Il passaggio più forte del suo discorso è stato quando, con la voce carica di emozione, Campedelli ha confessato: "Per il Chievo ho pensato al suicidio". Una frase che ha scosso profondamente la sala, rivelando quanto pesante sia stata la solitudine vissuta negli ultimi anni di vita del club. Anni pieni di giudizi severi e taglienti, che spesso hanno oscurato decenni di sacrifici e successi.

Campedelli ha voluto sottolineare che la sua narrazione è diversa da quella raccontata dai media: "Volevo raccontare la mia verità, che non è quella che vi hanno detto"

Chiudere il cerchio

Nonostante il dolore che traspare dalle sue parole, Campedelli ha voluto chiarire che non era sua intenzione riaprire le ferite. Piuttosto, era giusto che questa storia venisse raccontata fino in fondo, con tutti i suoi protagonisti, successi ed errori. "Non potevo più lasciare che altri definissero ciò che è stato il Chievo" aggiunge, con la volontà di rendere onore a un capitolo importante della sua vita e della storia del calcio italiano. Il libro "Chievo, delitto perfetto" non è solo un'opera di denuncia o di racconto, ma un tributo a ciò che il Chievo ha rappresentato: un sogno possibile, per chiunque abbia la passione e la forza di perseguirlo, mattone dopo mattone.

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