È di pochi giorni fa lo sfogo di Carolina Morace, icona del calcio femminile, che ha scelto di lanciare un messaggio forte e chiaro attraverso i suoi canali social. Un messaggio che punta il dito contro la gestione dei diritti televisivi della Serie A Women’s Cup, lasciando trasparire la frustrazione di chi vede passi indietro dove ci aspettavamo il futuro.
L'ombra dell'assenteismo mediatico
"Solo dieci giorni fa l’Italia femminile usciva dall’Europeo tra gli applausi", ha scritto Morace, ricordando l’entusiasmo che aveva animato l’estate calcistica. Eppure, il destino ha voltato le spalle. I diritti TV per le prossime edizioni del più prestigioso torneo italiano rimangono al momento "invenduti". Un'assenza di offerte che riflette l'incapacità di costruire una strategia convincente per gli investitori.
Scelte (sbagliate) e conseguenze
La decisione di centralizzare le trattative attraverso la FIGC è stata presa sperando di garantire almeno una copertura dignitosa. Tuttavia, ci si chiede come si possa puntare all’eccellenza quando ancora non si riesce a valorizzare un prodotto che, altrove, attira già l'interesse internazionale. Mentre all'estero si costruiscono imperi mediatici sul calcio femminile, da noi il movimento sembra barcollare.
Numeri che gridano vendetta
Non è la mancanza di pubblico a preoccupare: gli ascolti della Nazionale durante Euro 2025 hanno dimostrato che l'interesse c'è. Il problema, semmai, è la mancanza di progettualità e di un piano che convinca i broadcaster delle potenzialità di questo calcio. È come avere una partita già vinta sulla carta, ma perdere ai rigori per un autogol.
Un futuro che aspetta di essere costruito
Morace chiude il suo sfogo con un appello incisivo: "È il momento di andare oltre l’emergenza e costruire, davvero, il futuro del calcio femminile". Qui nessuno regala niente; solo il duro lavoro e una visione chiara possono trasformare questo sogno in realtà.
Il mondo guarda, e aspetta che l'Italia del calcio femminile smetta di perdersi in un bicchiere d'acqua e inizi finalmente a raccogliere i frutti che ha seminato. Speriamo che la FIGC sappia raccogliere questa sfida. E che stavolta, davvero, si torni a parlare di crescita e di futuro, senza più rimandare.


