Dopo la strepitosa stagione con la maglia del Bologna, culminata con la qualificazione in Champions League dei felsinei, Riccardo Calafiori sta disputando un Europeo da protagonista con l'Italia allenata da Spalletti. Puntuale in difesa, preciso in impostazione, e persino decisivo in attacco, come dimostrato contro la Croazia con il decisivo assist a Zaccagni per il gol qualificazione.
Il difensore rossoblu è uno dei pezzi più ambiti di questo calciomercato, con la Juventus e parecchi club stranieri già sulle sue tracce. E pensare che appena un anno fa la Roma lo scaricò letteralmente cedendolo per un paio di milioni agli svizzeri del Basilea. In molti ora attaccano Mourinho, da tutti additato come il "colpevole" di quella cessione. Secondo Dagospia però lo Special One non fu il mandante di quella bocciatura.
Roma, chi spinse per la cessione di Calafiori?
Stamattina Repubblica, in un articolo dedicato al difensore azzurro, ha spiegato come il suo passaggio dalla Roma al Basilea sarebbe da imputare all'allora allenatore giallorosso José Mourinho, e alle ormai famose parole che il portoghese pronunciò dopo la disfatta europea in casa del Bodo Glimt: "Se ho Reynolds, Kumbulla e Calafiori...", disse laconico in nella conferenza post gara parlando dei giocatori disponibili in panchina. Dagospia, sempre sul pezzo quando si tratta di retroscena, ha però smentito il quotidiano romano, spiegando come sia stato qualcun altro a bocciare il classe 2002.
Scrive Dagospia:
"Come ha fatto la Roma a perdere Riccardo Calafiori che ha trascorso a Trigoria ben 11 anni nel settore giovanile? A differenza di quello che scrivono i giornaloni non fu Mourinho a bocciare il difensore della Nazionale classe 2002. Sul ragazzo il portoghese ci puntava.
A frenare la sua ascesa col club giallorosso non furono tanto le parole dello Special dopo la disfatta di Bodo («Se ho Reynolds, Kumbulla e Calafiori…») ma le difficoltà fisiche. Nel 2018 all’allora sedicenne Calafiori si sbriciolò il ginocchio con la rottura di tutti i legamenti, dei menischi e della capsula. Fu operato in America e il ritorno all’attività agonistica è stato scandito anche dall’inevitabile condizionamento psicologico e dalla paura di farsi male di nuovo.
Quando Tiago Pinto lo diede in prestito al Basilea, Mourinho chiese di inserire un diritto di “recompra” per il club giallorosso perché considerava Calafiori un calciatore forte fisicamente e con un bel sinistro. Ma le sue condizioni fisiche non convincevano Pinto".
Fu dunque Tiago Pinto a non credere fino in fondo alle capacità del ragazzo. Un errore di valutazione, e non di poco conto, quello dell'ormai ex dirigente giallorosso.
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