Fiorentina, crisi interna: Gudmundsson risponde a Vanoli

La Fiorentina è sprofondata in una mega crisi, che coinvolge anche alcuni interpreti dall'interno
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In casa Fiorentina il clima è rovente. L'ennesima sconfitta in campionato contro il Sassuolo, che ha visto la squadra fiorentina crollare 1-3, ha generato un mare di polemiche e tensioni interne. Il club viola si ritrova all'ultimo posto, senza ancora una vittoria in questa stagione, mentre altre squadre come l'Hellas Verona riescono a trovare punti preziosi. È un momento difficile, e gli episodi controversi in campo non aiutano certo a placare gli animi.

L'episodio del rigore

A complicare ulteriormente le cose ci si mette il caso del rigore durante la partita contro il Sassuolo. Il momento avrebbe potuto favorire la squadra, ma è diventato un nuovo motivo di tensione. La responsabilità del tiro era inizialmente di Albert Gudmundsson, designato dall'allenatore Paolo Vanoli. Tuttavia, alla fine è stato Rolando Mandragora a calciare il rigore, nonostante le lamentele di Moise Kean, che avrebbe voluto eseguire lui stesso il tiro.

La spiegazione di Vanoli

Intervistato sul tema, il tecnico della Fiorentina, Paolo Vanoli, ha così dichiarato: "Il rigorista era Gudmundsson ma non l'ha voluto calciare, il secondo era Mandragora e Kean - che in questo momento non fa gol - voleva calciarlo, ma il problema non è quello. Il problema è che dopo 5 minuti trovi il gol, hai la gente che ti spinge, non abbiamo più alibi. Basta! C'è da andare solo in campo e giocare, capire che ogni palla in qualsiasi situazione è determinante sia in attacco che in difesa. Non sono riuscito ancora a entrare nella testa di questi ragazzi".

Albert Gudmundsson
Albert Gudmundsson

La risposta di Gudmundsson

Le parole di Vanoli non sono passate inosservate, e Gudmundsson ha utilizzato i social media per rispondere puntualmente. Attraverso un post su Instagram, l'islandese ha respinto le accuse, affermando con chiarezza: "Non ho mai e non rifiuterò mai di prendere un rigore, li ho sempre calciati per il club senza problemi. Ieri un altro giocatore ha preso la palla e voleva tirare il rigore e io non sono quel tipo di persona che litiga col compagno di squadra davanti allo stadio pieno".

Un messaggio diretto

Questa dichiarazione si configura come una risposta chiara e decisa non solo nei confronti del suo allenatore, ma anche come una critica indiretta a Moise Kean. La scelta di non partecipare al festeggiamento con i compagni dopo il goal di Mandragora mette in luce le crepe interne alla squadra. La mancanza di unità è palese, e quella coesione necessaria per affrontare una stagione critica sembra ancora lontana, con l'ombra della Serie B che si fa sempre più pressante.

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