Ci sono scene che, a distanza di anni, restano scolpite nella memoria di chi le ha vissute e diventano quasi leggendarie. Una di queste arriva dal racconto di Giuseppe Vives, ex centrocampista del Torino, che ha riportato alla luce un episodio emblematico del carattere e del modo di intendere il calcio di Sinisa Mihajlovic. Un aneddoto forte, crudo, che risale alla stagione 2016/17 e che ha come sfondo una pesantissima sconfitta per 5-0 contro il Napoli e come coprotagonista Adem Ljajic.
Un 5-0 umiliante
Vives, che ha vestito la maglia granata dal 2011 al 2017 diventando uno dei simboli di quel Torino operaio e orgoglioso, ne ha viste davvero tante in carriera. Ma quel giorno, racconta al podcast DoppioPasso, superò ogni limite. Il contesto è chiaro: il Torino viene travolto dal Napoli di Maurizio Sarri, una squadra che in quel primo tempo “andava a tremila all’ora” e che, parole di Vives, avrebbe potuto segnare anche dieci gol. Una prestazione umiliante, di quelle che lasciano il segno nello spogliatoio.
Il giorno dopo, però, Mihajlovic non lasciò scorrere. Dopo l’allenamento, quando i giocatori pensavano di poter rientrare a casa, il tecnico serbo li fermò nel corridoio. “No, non ve ne andate”, disse. Arrivarono delle pizzette, quasi un dettaglio surreale, e senza alcun preavviso la squadra venne portata in sala riunioni. Nessuna spiegazione, nessuna introduzione: solo una porta che si chiuse e un messaggio chiaro. Era il momento di affrontare la realtà.

Adem Ljajic, un vero esempio di genio e sregolatezza
Una scena surreale: “Volarono dei tavoli”
A quel punto, in sala va in scena una sorta di punizione collettiva. Mihajlovic fa rivedere alla squadra l’intera partita: 90 minuti, senza audio, dall’inizio alla fine. Un silenzio pesante, rotto solo dalle immagini di una prestazione definita dallo stesso Vives “oscena”. I giocatori, all’ora di pranzo, mangiano quelle pizzette mentre scorrono le azioni di un incubo calcistico. Una scelta durissima, ma coerente con quella che era il modo di lavorare di Mihajlovic: nessuna scorciatoia, nessuna attenuante.
Il momento più esplosivo arriva però nei minuti finali della visione. Quando mancano pochi minuti alla fine del match, Mihajlovic chiede di accendere un po’ le luci e si rivolge direttamente ad Adem Ljajic: “Adem, ma che partita di merda hai fatto?”. La risposta del talento serbo è quella scintilla che fa esplodere la sala: “No, mister, io ho fatto una grande partita”.
Da lì in poi, il racconto di Vives diventa quasi cinematografico. Tavoli che volano, una porta che viene sfondata, la sala riunioni devastata dalla furia dell’allenatore. Mihajlovic non accetta quella risposta, non accetta l’autoassoluzione, soprattutto dopo una sconfitta così umiliante. Per lui, il primo passo per crescere era riconoscere i propri errori, senza alibi.













