All’Inter, mentre la prima squadra continua a macinare risultati e a inseguire obiettivi ambiziosi, cresce silenziosamente un talento che in casa nerazzurra stanno imparando a conoscere molto bene. Si chiama Dilan Zarate, è nato nel 2007 e rappresenta una di quelle storie che raccontano come il calcio moderno sia sempre più globale. Rigori, cervello, leadership e doppia identità calcistica: Colombia nelle origini, Spagna nella formazione, Italia nell’esplosione. Un profilo che, per caratteristiche e mentalità, ricorda da vicino Hakan Calhanoglu.
Un piccolo Calhanoglu
La prima qualità che colpisce di Zarate è una che non si allena: il sangue freddo. Se c’è un rigore decisivo, lui non si nasconde. Al contrario, alza la mano e si prende la responsabilità. E non è un modo di dire. I numeri parlano chiaro: gli ultimi quattro rigori calciati sono arrivati in momenti chiave e sono stati tutti decisivi. Semifinale scudetto Primavera contro il Sassuolo, finale di Supercoppa contro il Cagliari, gara di campionato sempre contro i sardi e Youth League contro il Liverpool. Sempre dentro, sempre con la stessa calma.
In campo Zarate è un regista basso, uno di quelli che vogliono la palla anche quando scotta. Imposta, detta i ritmi, gioca a uno o due tocchi, ma all’occorrenza sa anche strappare, correre all’indietro, rompere il gioco. Proprio come Calhanoglu nell’Inter di oggi. La sua duttilità è un pregio, ma anche una delle sfide per il futuro: mediano davanti alla difesa, mezzala box-to-box, persino trequartista se serve inventare. Sa fare tante cose, forse troppe, e il prossimo passo sarà capire dove potrà rendere al massimo.

Inter, chi è Dilan Zarate
Inter, chi è Dilan Zarate
Fisicamente non è dominante – 180 centimetri, struttura normale – ma compensa con la garra sudamericana e con una personalità che va oltre l’età. Destro o sinistro cambia poco: controlla e passa con entrambi, calcia rigori con freddezza, legge il gioco con anticipo. Non è un caso che chi lo osserva quotidianamente sottolinei quanto sia esigente con se stesso, quasi severo, sempre concentrato sul proprio miglioramento.
Il percorso è già ricco. Nato a Cartagena de Indias, muove i primi passi in Colombia, poi a dieci anni si trasferisce in Spagna con il padre. Qui cresce calcisticamente tra Gimnàstic Tarragona, Tecnifutbol, Cornellà e Girona, prima della chiamata dell’Inter nell’estate 2023. A Milano parte fortissimo, poi vive una fase di naturale assestamento: nulla di strano per un ragazzo di 18 anni. La parola chiave è “tempo”, e in casa nerazzurra lo sanno bene.
I numeri raccontano di una grande continuità: 20 presenze stagionali tra tutte le competizioni, tre gol, uno scudetto Primavera già in bacheca e l’esordio tra i “grandi” con l’Inter U23 in Coppa Italia Serie C. Nel frattempo, ha rinnovato fino al 2029 ed è ben integrato nello spogliatoio. La Spagna lo ha già convocato con l’Under 19, mentre in Colombia qualcuno si mangia le mani per averlo perso.











