Le interviste di Lloyd Kelly si contano sulle dita di una mano, come da lui stesso ammesso in Small Podcast, format creato dal club bianconero e trasmesso sui propri canali social. Per questo motivo le sue parole hanno subito avuto una grossa cassa di risonanza.
Kelly detto Casius
Forse non tutti sanno che Kelly, nello spogliatoio bianconero ha un soprannome: "È iniziato tutto da Vlahović. Un giorno mi ha chiesto se avessi un secondo nome, gliel’ho detto, e da quel momento ha iniziato a chiamarmi sempre così. È rimasto “Casius”. Quale mi piace di più? Direi Lloyd, perché è il nome che sento di più, ma Casius ha sicuramente un suono più originale".
Un tipo tranquillo
Il 6 ottobre, il diensore ha spento 27 candeline: "Mi hanno chiesto se mi senta più vecchio… ma sinceramente mi sento ancora piuttosto giovane. Anche se gli anni passano in fretta, cerco di mantenermi così il più a lungo possibile. Come ho festeggiato? Sono molto tranquillo. Siamo tornati a casa e ho passato del tempo con la famiglia e gli amici. Abbiamo fatto una cena in centro a Torino. Niente di eccessivo. Non sono il tipo che fa grandi feste. Niente discoteche, festival o cene esagerate? No, preferisco le cose semplici. Quando è il momento di rilassarsi, lo faccio volentieri, ma senza esagerare. Cerco di restare sempre con i piedi per terra. Se sono un risparmiatore? Diciamo di sì (ride, ndr). Sì, un risparmiatore".
Il taglio alla Coman
Il difensore inglese ha spiegato di tenerci particolarmente al suo look e di essersi ispirato proprio a un ex Juve: "La prima volta dal barbiere ho mostrato una foto di Kingsley Coman. Volevo un taglio come il suo. Poi l’ho leggermente adattato, ma sì… direi che è partito tutto da lì".
L'opportunità Juve
Sul trasferimento alla Juventus: "Non me lo aspettavo perché in quel momento, anche se non giocavo molto al Newcastle, ero comunque uno dei senatori del gruppo e mi sentivo importante. Il mio agente mi ha chiamato e mi ha semplicemente chiesto: ‘Ti piacerebbe trasferirti alla Juventus?’ Ho impiegato dieci secondi per capire cosa intendesse e poi ho risposto di sì. Andiamo. Anche se la porta fosse stata solo socchiusa, avrei detto: ‘Spingiamo per aprirla’. Per fortuna è successo davvero".