Kalidou Koulibaly, ex difensore del Napoli ora impegnato nei campi d'Arabia Saudita, ha svelato un retroscena che farà discutere tutti i tifosi azzurri. In un'intervista al podcast “Zack en Roue Libre”, il colosso senegalese ha raccontato dettagli inediti dei suoi ultimi anni a Napoli, con un protagonista d'eccezione: Carlo Ancelotti.
Un'offerta da capogiro
Koulibaly ha rivelato che il Napoli ricevette una straordinaria offerta da 100 milioni di euro da parte del Manchester United. Una cifra che avrebbe fatto vacillare chiunque, ma la società partenopea scelse di dire no. Un no clamoroso, perché in quel momento la sua avventura all'ombra del Vesuvio sembrava al capolinea.
L'arrivo di Ancelotti
Carlo Ancelotti, appena arrivato sulla panchina del Napoli, decise di prendere di petto la situazione. Koulibaly racconta le parole dell'allenatore: «Sono venuto qui per vincere lo scudetto, e tu che intenzioni hai?». A queste, il difensore rispose sinceramente che voleva andare via. Una risposta schietta, supportata da quattro anni già spesi in maglia azzurra e un desiderio di cambiamento.
Un dialogo in pigiama
Il culmine della conversazione tra Koulibaly e Ancelotti avvenne una sera, in modalità del tutto inaspettata. L'allenatore accolse Kalidou in camera sua, entrambi in pigiama, e lo invitò a discutere col sorriso: «Ah, mon ami Kalidou!». Koulibaly ricorda di essersi sentito spiazzato: «Un allenatore di quel livello che mi riceveva così!». Durante quel colloquio, Ancelotti spiegò al difensore che era consapevole della sua delusione, ma anche deciso a non lasciarlo partire. Una partenza, infatti, avrebbe coinciso con le sue dimissioni dal club.
La stoccata a De Laurentiis
Koulibaly ha ammesso di aver riflettuto a lungo su quell'incontro: «Non ero felice, mi sentivo non rispettato per alcune parole ricevute dal presidente». Ma quell'approccio così umano di Ancelotti lasciò un segno profondo, tanto da convincere Kalidou a rimanere ancora sotto il Vesuvio, nonostante tutto. Un legame che va ben oltre il terreno di gioco e che testimoniava la fiducia e la stima reciproca tra calciatore e allenatore. Una storia che ha fatto sognare i tifosi, almeno per un po' di tempo in più.


