La sfortuna dell’ex Milan: “Ho deciso di smettere dopo otto anni di dolore”

L'ex giocatore rossonero aveva parlato delle ragioni che lo hanno portato ad appendere gli scarpini al chiodo in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport

Lo stemma del Milan
L'ex Milan: "Ho smesso dopo otto anni di dolore"

Ci sono carriere che finiscono tra gli applausi, altre che si consumano lentamente, nel silenzio e nel dolore. Quella di Andrea Conti appartiene senza dubbio alla seconda categoria. Il racconto dell’ex esterno dell’Atalanta e del Milan, ripubblicato dalla Gazzetta dello Sport tra le interviste più apprezzate del 2025, è uno squarcio crudo e sincero di cosa significhi vedere un sogno spegnersi pezzo dopo pezzo, in otto lunghi anni di calvario fisico e mentale.

Addio al calcio a soli 31 anni

Andrea Conti lo dice senza filtri: “Non c’è niente di più brutto di quando ti rendi conto che è finita. Ma accettarlo diventa l’unico modo per andare avanti”. A 31 anni, dopo una stagione intera da svincolato e appena poco più di cento minuti giocati negli ultimi tre anni, ha deciso di dire basta. Non perché mancasse la voglia, ma perché era venuta meno la speranza.

Il 2017 resta l’anno simbolo, quello che racconta meglio il what if della sua carriera. Con l’Atalanta di Gasperini esplode: gol, corsa, intensità, una crescita che lo proietta tra i migliori esterni del campionato. Arriva il Milan, arriva San Siro, arriva la Nazionale maggiore. Sembra l’inizio di una storia destinata a durare a lungo. Poi, a settembre, la rottura del crociato. Ed è l’inizio della fine.

Quel legamento “che ha fatto crack due volte in nove mesi” diventa il suo avversario più temibile. Non un difensore ruvido o un’ala imprendibile, ma una parte del suo stesso corpo. Da lì in poi, ogni allenamento, ogni scatto, ogni gesto quotidiano viene condizionato dalla paura. “Non c’è un giorno della mia vita in cui non ci pensi”, racconta. “Influenza ogni movimento, anche il più banale”. È una battaglia invisibile, combattuta soprattutto nella testa.

Andrea Conti nella sua esperienza al Milan

Andrea Conti nella sua esperienza al Milan

Le sue esperienze con Pioli e Gasperini

Conti non nasconde l’amarezza verso il Milan e in particolare verso Stefano Pioli. “Quando stavo bene era come se non mi vedesse”, confessa, parlando di quello che definisce “l’ultimo schiaffo”. Non un’accusa rabbiosa, ma il dolore di sentirsi invisibile proprio nel momento in cui provava, disperatamente, a rialzarsi. Diverso, invece, il ricordo di Gasperini, che definisce senza esitazioni “il migliore”: allenamenti massacranti, ma un metodo chiaro, che alla lunga dava i suoi frutti. Una filosofia dura, ma onesta.

Negli ultimi mesi, dopo la fine del contratto con la Sampdoria, il telefono non ha più squillato. “Ho perso la speranza”, ammette. Nessuna chiamata, nessuna occasione. Da qui la scelta più difficile: accettare che è finita. “Ultimamente andare al campo non era più una gioia. Mi trascinavo, non ero più io”.

Il futuro resta tutto da scrivere. Conti si vede ancora nel calcio, magari in panchina come allenatore. Ma prima c’è un lavoro più profondo da fare: metabolizzare l’idea che non giocherà mai più. “È tutto un lavoro mentale”, spiega. “Finisce un sogno, però la vita non finisce qui”.

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