La provocazione del presidente Figc Gravina: "Se vado via io che succede?"

Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, affronta critiche sulla gestione del calcio italiano, enfatizzando la necessità di riforme nei campionati e maggiore collaborazione tra Serie A e Nazionale. E lancia una provocazione
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Il presidente della FIGC Gabriele Gravina è tornato a parlare, in un periodo non certo facile per il calcio italiano, caratterizzato da risultati deludenti e critiche sempre più frequenti. In una lunga intervista rilasciata al Corriere dello Sport, il numero uno della federazione ha affrontato alcuni dei temi più caldi del momento, dalla mancanza di talenti nel calcio nostrano alle riforme dei campionati, passando per la questione controversa del numero di stranieri in Serie A.

Se vado via io, l'Italia vince i Mondiali?

Gravina non si è tirato indietro davanti alle critiche e ha difeso con forza il suo operato contro chi chiede la sua testa: "Se la Nazionale non si qualifica alla fase finale dei Mondiali, non c'è una norma che mi impone di fare un passo indietro, ma farei delle riflessioni personali". Ha sottolineato come sia sbagliato pensare che un cambio alla presidenza possa magicamente risolvere tutti i problemi, con una provocazione: "A chi mi dice 'vai a lavorare' rispondo: se vado via io, riparte il calcio e vinciamo i Mondiali? Se ne avessi la certezza, sarei il primo a farmi da parte".

Le squadre di Serie A non aiutano la Nazionale

Un altro punto su cui Gravina ha posto l'accento è il rapporto tra le squadre di Serie A e la Nazionale. Ha denunciato la realtà spiacevole in cui le società e la Federazione sembrano muoversi su binari paralleli senza mai incontrarsi: "Ogni volta che la Nazionale commette un passo falso, immediatamente c'è l'indignazione popolare e si chiedono le teste... Su 20 squadre di Serie A abbiamo soltanto 97 giocatori selezionabili, il 25% del totale, vi rendete conto?". Questo gap tra i club e la Nazionale non facilita certo il lavoro del tecnico azzurro, che si trova con un bacino ridotto di giocatori italiani tra cui scegliere.

La questione degli stranieri e le riforme

Parlando di stranieri, Gravina ha ammesso l'impotenza della FIGC nei confronti delle regole comunitarie: "La FIGC può solamente intervenire sugli extracomunitari, come ha già fatto, rispettando le quote assegnate dalla legge Bossi-Fini... Puntare sugli italiani non può essere un obbligo, semmai deve diventare una vocazione naturale". Una riflessione amaramente vera in un contesto europeo che promuove la libera circolazione dei lavoratori.

 

Infine, sulla tanto discussa riforma dei campionati, Gravina ha promesso che la riforma radicale dovrà essere aperta su un tavolo di discussione entro marzo: "In Italia abbiamo 100 società professionistiche rispetto alle 92 dell'Inghilterra... Non può ridursi tutto a Serie A a 18 sì o no, serve il consenso di tutte le leghe". Una sfida enorme ma necessaria per il futuro sostenibile del sistema calcistico italiano.

Nazionale, da Spalletti a Gattuso

Gravina ha chiarito la sua posizione anche sul tema degli allenatori della Nazionale, ribadendo il suo supporto a chi è chiamato a guidare gli Azzurri. Ha rievocato la controversa questione dell'esonero di Spalletti: "Andava esonerato prima di Norvegia-Italia? Io non l'avrei mandato via neanche dopo. Mi accusarono di non essermi presentato alla conferenza in cui il ct annunciò la fine del rapporto? Non è vero, ero lì".

L'ex ct Spalletti
L'ex ct Spalletti

Alludendo anche al ritorno di Roberto Mancini, ha menzionato infine l'attuale posizione di Gattuso, suggerendo che il dialogo resta aperto per future collaborazioni.

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