Ricorso al Tar e aiuto di Stato illegittimo: il comitato Sì Meazza prova a bloccare tutto!

Luigi Corbani, presidente del comitato Sì Meazza, critica aspramente l'accordo del Comune di Milano per la cessione dell'area di San Siro a Milan e Inter. Accuse di mancanza di trasparenza e violazioni urbanistiche emergono, con il comitato deciso a intraprendere azioni legali per bloccare il progetto.
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L'intervista a Luigi Corbani a Tuttomercatoweb, presidente del comitato Sì Meazza, sta facendo discutere. Le sue forti dichiarazioni contro la delibera del Comune di Milano riguardano la cessione dell'area di San Siro a Milan e Inter, suscitando un mare di polemiche e domande sulla trasparenza e legalità dell'affare.

Cosa c'è dietro l'accordo?

Corbani non usa mezzi termini nel definire "vergognose" le condizioni economiche dell'accordo. Sostiene che i diritti volumetrici siano stati calcolati violando le norme urbanistiche, e che l'intero affare favorisca Milan e Inter a spese del patrimonio pubblico. Corbani sottolinea che il Comune vende beni per 73 milioni di euro, ma il loro valore reale supererebbe i 200 milioni!

Le accuse di mancata trasparenza

L'ex amministratore non nasconde l'indignazione per la mancanza di verifica dei documenti presentati dai fondi. "Avrebbero dovuto essere inoltrati all'ufficio antiriciclaggio della Banca d'Italia", tuona Corbani, sottolineando come le società sportive, già delegate a compiere la manutenzione dello stadio, potrebbero facilmente evadere le loro responsabilità.

Ricorsi e proteste

In un contesto già turbolento, Corbani annuncia che il comitato Sì Meazza non rimarrà a guardare. Sono già stati presentati ricorsi al TAR e ulteriori esposti sono stati inoltrati alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti. La possibilità di un esposto alla Commissione Europea per aiuto di Stato illegittimo è sul tavolo.

Il futuro del calcio a Milano

Corbani conclude con un appello, sperando che il progetto venga bloccato. Nonostante le critiche e le accuse, resta fermo sulle sue posizioni: "A Milano serve un programma di impiantistica sportiva che non svenda il patrimonio pubblico a chi vive di favori dello Stato italiano", afferma con determinazione.

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