Quale futuro per Maurizio Sarri? Nei giorni scorsi ha tenuto banco la questione relativa alle dichiarazioni del tecnico, che si era detto deluso della mancata chiamata di alcuni club. Fin qui, quella dell'allenatore toscano, seppur scandita da appena due titoli, è stata una carriera all'insegna di panchine prestigiose. Prima la lunga gavetta nelle serie minori, quindi la promozione in Serie A con l'Empoli e, da lì, la scalata: Napoli, Chelsea, Juve e Lazio. Con i blues Sarri ha conquistato il suo primo trofeo da allenatore, l'Europa League vinta nella stagione 2018-19, prima di far ritorno in Italia e sedersi sulla panchina bianconera. In questa direzione si inserisce il più grande rimpianto della carriera del tecnico.
Sarri: "Ho commesso un grande errore"
"Non avrei mai dovuto lasciare il Chelsea - ha riferito Sarri ai microfoni del Corriere della Sera - avevamo appena vinto l'Europa League e c'erano buone basi per proseguire. Purtroppo, però, volevo tornare in Italia. Ho commesso un grosso errore, senza dubbio quello su cui recrimino di più. La stagione alla Juve? Fu un percorso di grande sofferenza, con tanto di discussioni in famiglia. Da tifoso del Napoli ho fatto fatica".
"Lo scudetto perso in albergo"
Nel corso dell'intervista, il tecnico ha poi ripercorso l'esperienza sulla panchina del Napoli, conclusa nell'estate 2018 dopo aver sfiorato lo scudetto, poi vinto dalla Juve: "Il titolo perso in albergo? Si può ridere finché si vuole, ma andò così. Nel corso del match tra Inter e Juventus ci fu un errore clamoroso, poi anche riconosciuto, da parte di Orsato, uno dei migliori arbitri. Noi eravamo in ritiro in albergo, io uscii dalla mia stanza in******o nero. Volevo spaccare tutto, ma dovevo tirare su di morale i ragazzi. Erano seduti sulle scale dell'hotel, piangevano. A quel punto era già troppo tardi: noi perdemmo contro la Fiorentina e la Juve vinse lo scudetto".
Sarri e la Lazio
Quindi, sull'addio alla Lazio (datato 11 marzo 2024): "L'ambiente era appiattito e la squadra intorpidita. Dopo le dimissioni ho staccato completamente la spina, avevo bisogno di riposo mentale e sono stato preso anche da problemi familiari. Adesso il campo mi manca, c'erano panchine che pensavo potessero essere adatte a me ma non sono mai stato interpellato, nemmeno per una chiacchierata".
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