Tutta l’amarezza dello storico dirigente: “Speravo che la Fiorentina mi chiamasse”

Lo storico dirigente è specializzato nella risoluzione di situazioni allo sbando

Rocco Commisso, presidente della Fiorentina
L'amarezza dello storico dirigente: "Speravo in una chiamata della Fiorentina"

Walter Sabatini non è mai stato un dirigente banale, né nelle scelte né nelle parole. E anche questa volta, parlando del suo mancato approdo alla Fiorentina, ha scelto la via della sincerità, lasciando emergere un misto di rammarico, passione e voglia mai sopita di rimettersi in gioco. Nell’intervista rilasciata a La Stampa, l’ex direttore sportivo di Roma, Inter e di tante altre realtà del calcio italiano ha ammesso apertamente ciò che molti avevano solo intuito: sperava in una chiamata da Firenze.

“Speravo in una chiamata della Fiorentina”

Negli ultimi mesi, il nome di Sabatini era circolato con una certa insistenza tra tifosi e addetti ai lavori come possibile figura in grado di risollevare una Fiorentina finita in una fase di evidente difficoltà tecnica e progettuale. La separazione da Daniele Pradè aveva aperto un vuoto dirigenziale importante e la società viola si era messa alla ricerca di un profilo forte, riconoscibile, capace di dare una scossa immediata. Alla fine, la scelta è ricaduta su Fabio Paratici, considerato l’uomo giusto per avviare una nuova fase. Ma il nome di Sabatini, per storia e temperamento, restava una suggestione affascinante.

Una suggestione che, a quanto pare, non era solo esterna. “Lo dico con grande sincerità, speravo davvero in una chiamata da Firenze”, ha confessato Sabatini, senza giri di parole. Parole che raccontano molto del suo modo di vivere il calcio: non come semplice carriera, ma come missione, quasi come vocazione. “Se mi chiamassero accetterei sicuramente”, ha aggiunto, sottolineando come la Fiorentina rappresenti ai suoi occhi un grande club, con una storia, una piazza esigente e un’identità forte.

Walter Sabatini, storico direttore sportivo italiano

Walter Sabatini si esalta nella tempesta

Un dirigente che si esalta nelle difficoltà

A colpire è soprattutto la motivazione che Sabatini porta a sostegno di questa disponibilità. Non parla di ambizione personale né di rilancio della propria immagine, ma di contesti difficili. “È proprio in situazioni complesse che sento di poter dare il meglio”, spiega. Una frase che riassume perfettamente la sua carriera: Roma nel caos postamericano, Palermo eterno laboratorio, l’Inter del post-triplete, la Salernitana da salvare contro ogni pronostico. Sabatini ha costruito il suo mito dirigenziale proprio nelle tempeste, dove l’istinto, il coraggio e una visione fuori dagli schemi diventano armi decisive.

Il riferimento finale all’“eroismo applicato al calcio” non è una posa retorica, ma una chiave di lettura del personaggio. Sabatini si percepisce come un uomo chiamato a combattere battaglie sportive difficili, a prendersi responsabilità che altri evitano. È un’idea romantica e radicale del ruolo del dirigente, lontana dalla gestione asettica e aziendalista che oggi domina molte società. Ed è forse anche per questo che la Fiorentina, pur avendo valutato diversi profili, ha poi scelto una strada diversa, più orientata alla programmazione lineare che alla scossa emotiva.

Tag:

Change privacy settings
×