Il suo mondiale è finito così. In lacrime, tra chi si chiedeva se fossero reali dopo diverse simulazioni e sceneggiate, e chi ha capito che, ieri, è uscito dal mondiale russo anche l’ultimo fenomeno in senso assoluto ancora in gara. In una kermesse di mestieranti e grandi organizzazioni tattiche. Neymar ha raccolto più insulti che palloni nei 20 giorni russi, in particolar modo sui social. Siamo andati alla radice del fenomeno per eccellenza anti-nostalgia. E abbiamo trovato sette motivi per amarlo, incondizionatamente. Come si fa con i fenomeni, e in particolare con quelli brasiliani.
#1 LO SPETTACOLO
Lo si può accusare di tutto, e spesso si ha anche ragione. Ma è il calciatore più bello da veder giocare degli anni 2010. L’estetismo applicato al calcio, la giocata per la folla, il modo, talvolta inutilmente irrisorio, di saltare l’uomo. Con la palla al piede dà l’impressione di poter fare quello che vuole. Non sempre sceglie la via più giusta, ma la più spettacolare. Un giocoliere, disse Joey Barton. Ma il calcio è un gioco, appunto.


