In una famosa scena del noto cartone “I Simpson”, Lisa scuote e distrugge il cuore del povero Ralph Winchester con una dichiarazione di non-amore. Il fratello Bart non può fare a meno di sottolineare, con ironia e un pizzico di crudeltà, il momento esatto della disfatta per il fragile coetaneo, scatenando i sensi di colpa della sorella. Difficile che l’approdo di Benatia e Pjanic alla Juventus abbia generato questo sentimento: più facile, invece, che la rabbia e l’incredulità si siano impossessate dei tifosi giallorossi. Perché quest’anno il mercato estivo pare un grosso scherzo del destino.
Uno doveva tornare a Roma dopo essere andato a cercare gloria in Germania, l’altro si era proposto come futuro leader della squadra. Entrambi, invece, si ritroveranno a condividere un’altra maglia, per giunta piuttosto invisa ai loro ex tifosi. Sia Benatia che Pjanic probabilmente hanno fatto una scelta di vita: in un calcio che non ammette più bandiere, la priorità va alla possibilità di vincere maggiormente, di guadagnare meglio e di giocare con frequenza. Ma la cosa che farà più male alla Roma sembra essere l’incredibile noncuranza con cui i due si sono defilati dal tifo dell’Olimpico: distaccati, freddi, ri-mentalizzati con facilità dopo l’addio ad un club che in effetti li ha imposti al calcio italiano ed europeo. In tal senso, le parole del talentuoso centrocampista bosniaco durante la presentazione alla Juve sono parse davvero esplicative: “Ho compreso subito la differenza tra dov’ero prima e dove sono adesso“.
Il romanticismo nel calcio di oggi ormai sta scomparendo, questo è chiaro. I nostalgici saranno sempre presenti, pronti ad issare la loro bandiera, ma altrettanto faranno i disillusi, ormai stabile maggioranza nel governo del cuore. La differenza, probabilmente, sta nella volontà: Benatia e Pjanic hanno scelto una strada più facile, e tutto sommato nessuno può incolparli per questo. Fa sorridere, però, pensare a come le parole non contino niente in questo mondo di palloni bucherellati. E ai tifosi della Roma non resta che guardare una commedia dal titolo drammatico: “C’eravamo tanto amati”. Perché ora non ci amiamo più.