Il bello dello sport è proprio questo. Sa regalare storie inaspettate, scrivere pagine inattese, finali a sorpresa che nemmeno in un film romantico strappalacrime. Marco Cecchinato è l’uomo del momento nello sport e nel tennis italiano. Un semifinalista al Roland Garros 40 anni dopo Corrado Barazzutti (oggi commissario tecnico della nazionale), che nel ’78 con Bjorg perse in due set portando a casa un solo game. Cecchinato ci è arrivato da 72esimo al mondo, quando non se lo aspettava nessuno. E se il tabellone a Parigi è stato per alcuni versi clemente, tanto altro lo ha aggiunto lui. Il cuore, ad esempio. E la voglia di stupire e di riscrivere da cima a fondo un copione che lo vedeva, di nuovo, come una comparsa.
DA BARLETTA A PARIGI…
Nemmeno due mesi fa, da numero 1 del tabellone nel Challenger di Barletta fu eliminato al primo turno. Allora fu Milojevic a estrometterlo: chissà che Marco mentre affrontava Djokovic, un pezzo di storia del tennis mondiale dell’ultimo decennio, non abbia pensato a quanto sia cambiato in due mesi. Da un serbo a un altro. Tra i primi quattro in uno slam da numero 72 al mondo: l’impresa, quella vera, è questa. E il tie-break che ha incollato al televisore milioni di italiani, in un’estate che non vedrà la nazionale azzurra partecipare ai mondiali. Gli italiani ritrovano il tennis, l’emozione di giocarsela punto su punto: chi avesse giocato 10 euro sulla vittoria di Cecchinato contro Djokovic ne avrebbe vinti 100 (contro i 12 vinti con la stessa cifra puntando sul serbo). E le sorprese non sono finite qui.
“CHI STA GIOCANDO?”
Se lo chiedeva Eugenie Bouchard (in doppia foto in basso: in tenuta sportiva e “non”), tennista canadese classe ’94, al 116esimo posto nel ranking WTA, che durante il match con Nole aveva twittato: “Chi è che sta giocando contro Djokovic?”. Ieri se lo saranno chiesti in tanti. Eppure lui ha sorpreso tutti, con la faccia del bravo ragazzo. E magari sarà l’occasione per chiedere il numero a Eugenie, protagonista nel 2014 di una parabola simile sul campo agli Australian Open. Oggi, però, più popolare per altro, a dirla tutta. Cecchinato, invece, porta a casa oltre mezzo milione di euro, più di quanto aveva guadagnato in diversi anni di carriera fino ad oggi. Tutto in un colpo solo.
ADESSO LO SA ANCHE KAKÀ
Cecchinato fino a una settimana fa non aveva mai vinto una sola partita in un torneo slam, e veniva (come ricordato) dalla batosta pesante a Barletta. Poi è cambiato tutto. Lui ha dichiarato più volte di non spiegarsi la metamorfosi. Lavoro, tanto lavoro, e una scintilla scattata nella mente, probabilmente. Impresa dopo impresa. Un palermitano capace di adattarsi a vivere (e ad allenarsi) nel cuore delle Dolomiti è stato capace di far innamorare una nazione intera, che adesso vuole sapere quando giocherà la semifinale. Lui ha detto alla Gazzetta che tra gli idoli d’infanzia, per temperamento e non solo, si è sempre ispirato a Kakà. Adesso, probabilmente, anche il brasiliano avrà sentito parlare di Cecchinato.
PIANGI, MARCO
Sulla retorica delle lacrime del campionato esiste una letteratura tale da far impallidire gli esteti dello sport. Marco è un ragazzo di 25 anni, coi sogni e le debolezze di qualunque suo coetaneo. E con le lacrime a fine partita a ricordarci che lo sport è meraviglioso perché dietro l’eroe per cui l’Italia ha tifato in un afoso pomeriggio di giugno c’è un ragazzo vero. Come noi.
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