“Il potere logora chi non ce l’ha“, sentenziò anni fa Giulio Andreotti. Ed è vero, in effetti: niente regala sensazioni immense come tramutare la sete di autorità in comando vero e proprio. Nel calcio, non è di certo un caso che giocatori e allenatori di un certo calibro e con una certa mentalità vincente abbiano tenuta alta la bandiera del Manchester United, club inglese tra i più gloriosi. Una squadra nella quale costruire un’era vincente più che una possibilità è un obbligo.
Abbiamo già parlato abbondantemente dell’arrivo di Zlatan Ibrahimovic e della sua importanza, o presunta tale, nel nuovo progetto del Manchester United. Nemmeno il tempo di arrivare, e già si presenta la prima polemica (goliardica, va sottolineato): Eric Cantona, altra bandiera talentuosa dei Red Devils, sostiene di essere il Re tra i diavoli e lascia a Zlatan un “misero” incarico da principe. “Lui è il Re ma io sono Dio”, ha prontamente replicato l’attaccante svedese con la sua nota umiltà. Due fuoriclasse in campo e fuori, due personalità estremamente ingigantite. Personaggi che ormai fanno e faranno sempre parte della cultura popolare: era inevitabile che si scontrassero. Ma d’altronde, come dicevamo prima, la storia del Manchester United in fondo è proprio questa.
Ieri c’erano Eric Cantona e Sir Alex Ferguson, oggi ci sono Zlatan Ibrahimovic e José Mourinho. Non vi chiediamo certo di scegliere, ci mancherebbe. L’osservazione è un’altra: dopo tanti anni, l’Old Trafford potrebbe tornare a dare ampio risalto ai risultati di una straordinaria quanto megalomane coppia vincente. I titoli nobiliari li lasciamo ad altri: che tu sia Re, principe, Dio o Trinità, se ti chiami Zlatan Ibrahimovic o Eric Cantona in fondo contano relativamente. Conta la Manchester rossa di nuovo sul trono che le appartiene. E a quel punto, chissà, il mondo potrebbe non essere troppo piccolo per contenere personaggi del genere.