Dieci anni senza Eddie Guerrero: una leggenda che vive oltre il wrestling

calcio15/11/2015 • 14:32
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Un pomeriggio freddo, ma non troppo, di dieci anni fa il sottoscritto aveva 14 anni, tanta voglia di crescere e poca di studiare. Il cielo, ricordo ancora, era carico di elettricità. Pareva dovesse venire giù il mondo intero. All’epoca le potenzialità di internet non erano come quelle attuali, dunque spesso e volentieri preferivo fare altro piuttosto che sedermi di fronte ad un uno schermo enorme collezionando Santi per via della lentezza esasperante del pc. In quel caso, nel tardo pomeriggio, decisi di dedicarmi alla lettura di qualche notizia sportiva sulla versione di Mediaset del Televideo dopo aver fatto a pugni con Storia e Latino per un paio di ore. Ciò che lessi nella sezione dell’ultim’ora mi fece gelare il sangue: Eddie Guerrero, wrestler tra i più amati in Italia durante il boom di SmackDown su Italia 1, era incredibilmente morto a seguito di un arresto cardiaco. Non ero solo in casa ma, in quel lunghissimo istante, mi sentii quasi perso in un baratro. Ancora shockato e incredulo, chiamai un carissimo amico anch’egli appassionato per comunicargli la notizia: non poteva crederci. Restammo attoniti per minuti al telefono, senza pronunciare una parola sola. Iniziò a piovere, piuttosto violentemente. Noi, ragazzini delusi e fragili per la privazione di quello che poteva essere definito un “compagno di giochi”, ancora non lo sapevamo ma, in quel momento, ci eravamo appena avviati verso la fine di un’epoca.

La morte di Eddie Guerrero infatti, aggiunta a quella successiva e più brutale di Chris Benoit, portò all’eliminazione dai palinsesti italiani in chiaro del wrestling, WWE e non solo, per anni ed anni interi. Solo da meno di un lustro, dopo tempi bui, l’Italia televisiva è tornata ad ospitare eventi anche non a pagamento. Chi vi scrive è un fan di wrestling di lunghissima data (proprio l’altro ieri ho assistito allo show di Roma in cui si sono esibite varie superstar WWE) ed ancor di più lo era di Eddie Guerrero. Il lottatore messicano, che in carriera è stato anche WWE Champion e che, ironia della sorte, è morto poco prima dell’inizio del suo secondo regno titolato, nel nostro Paese è stato per anni uno dei più tifati ed apprezzati, per via del suo stile tecnico misto a quello di un highflyer, oltre che per la bellezza e il divertimento generati da un personaggio molto accattivante scritto appositamente per lui e che Latino Heat interpretava impeccabilmente. Non vorrei pensaste che io stia esagerando, ma vi assicuro di credermi quando dico che Eddie Guerrero ha rappresentato molto più di ciò che ha fatto nel ring: per i bambini era un eroe, per i fan più smart rappresentava un lottatore pregevole. E’ anche grazie a lui se il movimento ha avuto uno sviluppo scintillante in Italia nei primi anni 2000, anche tra persone che magari adesso il wrestling lo hanno archiviato come una passione fanciullesca o un gioco da bambini. Il resto può essere andato, ma lui è rimasto lì. Nel cuore.

Sotto il punto di vista realizzativo, ovviamente le critiche non sono mai mancate: spesso gli stessi organi di informazione hanno provveduto a screditare o diffamare quello che è un vero e proprio spettacolo, predeterminato ma non finto (non a caso la definizione di queste attività dice tutto, “sport entertainment”), quello che io amo definire banalmente e in maniera profana “una soap opera con le mazzate”. Molti ancora cadono vittime di luoghi comuni vecchi come la scoperta dell’acqua calda, aggrappandosi ove possibile all’eccessiva violenza e diseducazione di tale prodotto. Nel corso del tempo, però, la WWE è cambiata radicalmente: dal programma contro le sostanze dopanti alle iniziative anti-bullismo, dall’eliminazione di sediate sul capo, parolacce e sanguinamenti volontari che hanno portato all’attuale prodotto per famiglie in piena regola PG fino alle iniziative di raccolta fondi per la cura del cancro. Io stesso confesso che, dopo le due dipartite citate precedentemente, andai incontro ad una pausa dettata più dallo sconforto che dalla disaffezione. Poi, qualche anno fa, per puro caso trovai un video su Youtube comparire tra i suggeriti: era il match vinto da Eddie Guerrero contro Brock Lesnar, a No Way Out 2004, per il WWE Championship. E, immediatamente, i ricordi da bambino tornarono prepotenti. Anche indirettamente, Eddie Guerrero è stato protagonista: con la sua morte, infatti, tutto lo spettacolo è cambiato. Certo, ma non si è fermato, perché the show must go on. Forse è giusto così e sono piuttosto sicuro che tutto ciò piacerebbe anche ad Eddie Guerrero, eroe dell’adolescenza e affettuosa memoria costante di un età che fu. Un’età che, in fondo, vorrei tanto tornasse.

Viva la Raza!

calcio15/11/2015 • 14:32
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