Massimo Mauro, ex centrocampista di Juventus e Napoli e attuale opinionista tv, intervistato da Repubblica ha sparato a zero sulla Nazionale che è stata buttata fuori dai prossimi mondiali dalla Macedonia del Nord. Mauro si è scagliato contro diversi giocatori tra cui Immobile, Berardi e Jorginho e ha puntato il dito contro i troppi stranieri nei club.
Massimo Mauro contro Immobile e Berardi
“Senza offesa, in attacco non possiamo avere il centravanti dell’ottava in classifica e quello del Sassuolo – esordisce così, a gamba tesa, Massimo Mauro nella sua intervista a Repubblica -. Immobile è un buon giocatore che nella Lazio fa gol e in Nazionale no. Lo ripeto: ai mondiali si va con gente che gioca in Champions per vincerla, non con le punte di Lazio e Sassuolo. Nella squadra che vinse il mondiale c’erano finalisti o vincitori di Champions, campioni esperti e veri. Uno come Barella, che pure è bravo, non sarebbe stato nemmeno tra i convocati di Lippi. Ma questo è un guasto del sistema, non dei calciatori che restano la parte migliore del gioco“.

Jorginho è considerato uno dei migliori giocatori azzurri e qualche mese fa ha sfiorato la vittoria del Pallone d’oro: “No, ragazzi, qui non ci siamo proprio – ha sbottato Mauro -. Quel premio lo hanno vinto Platini, Maradona e Van Basten. Solo l’ipotesi che potesse prenderlo Jorginho ci dice come siamo messi, e comunque non lo ha preso“.
Massimo Mauro: “Balotelli fatto passare per fenomeno. Va messo l’obbligo degli italiani in campo”
Quando poi il giornalista gli chiede cosa ne pensa di Raspadori, Scamacca e Caprari, lui risponde: “Mamma mia… Rispondo che ai miei tempi uno come Pruzzo non andò al mondiale ’82, e persino Giordano la nazionale l’ha vista poco. Io stesso non ci ho mai messo piede. Il calcio lo fanno i calciatori e lo disfano quelli che comandano”. Su Balotelli il giudizio non migliora: “Giocatore normale fatto passare per fenomeno“.

Infine Massimo Mauro ha spiegato la sua idea per rifondare il calcio italiano: “Stadi di proprietà non paralizzati dalla burocrazia e dalla legge e l’obbligo di almeno cinque italiani su undici in campo. Persino la Lega Pro ne è stracolma. Del resto, costano meno della metà degli italiani. Oggi, nelle prime squadre del campionato non abbiamo italiani nei ruoli chiave”.