Poteva essere l’occasione per farla davvero grossa.
Davanti ai padroni di casa, favoriti dal pronostico, sospinti dal capocannoniere del torneo.
Il Portogallo uscito con tre pareggi dal girone, aveva strappato prima il passaggio del turno alla Croazia e poi un sogno ad un Galles arrivato in semifinale.
Portogallo contro Francia, Cristiano Ronaldo contro Griezmann. Due numeri sette stampati sulla schiena, due storie e due destini diversi.
Poteva essere l’occasione di ribaltare tutti i pronostici e far ricredere chi, non senza ironia, accusava il Portogallo di non sapere vincere.
Poi però arriva un intervento di Payet, a pochi passi dalla metà campo. L’arbitro non fischia, lascia correre. Ma Cristiano Ronaldo accusa il colpo. Cade a terra, picchia la mano contro l’erba con stizza, rabbia.
Qualcosa è andato storto, Payet l’ha combinata davvero grossa. Il numero sette portoghese zoppica, si siede sul campo mentre dagli spalti iniziano a piovere fischi. Ingenerosi quanto spietati. No, non è una perdita di tempo. Scendono lacrime sul viso di un Cristiano Ronaldo che torna ad essere umano. Mentre un’intera squadra trema sapendo che il proprio miglior giocatore rischia di dover abbandonare la battaglia, infrangere un sogno.
Maledetto Payet. Non potevi essere da un’altra parte in quel momento?
Non potevi tirare indietro la gamba sapendo di essere comunque in clamoroso ritardo sul pallone?
No. Quella finale doveva prendere una piega diversa, inaspettata. Ronaldo prova a tornare a correre una, due volte. Si avvicina a bordocampo, poi rientra. I tifosi tirano un sospiro di sollievo che dura poco. Cristiano zoppica proprio come Ronaldo diciotto anni prima. Il nome sulla maglia è (quasi) lo stesso, il destino amaro. Il Portogallo perde il suo faro, la fascia di capitano passa a Nani. Che si carica sulle spalle un peso quasi insopportabile.
Il peso di chi riceve quella fascia da uno dei migliori calciatori al mondo. L’uomo a cui aggrapparsi nei momenti più bui, in quelle partite che non vogliono saperne di sbloccarsi.
Rui Patricio vola a salvare la porta.
Quaresma ci prova anche in rovesciata. Per ribaltare una partita iniziata male, malissimo.
C’è pure il karma in agguato quando in pieno recupero Gignac colpisce il palo. Quasi come se qualcuno, da qualche parte, avesse deciso di pareggiare il conto dopo l’infortunio di Cristiano Ronaldo.
Le porte dei supplementari che si aprono, Raphael Guerreiro che colpisce una traversa che spaventa Lloris, trafitto dopo pochi secondi da Eder. L’apoteosi, il riscatto.
Poteva essere l’occasione per farla davvero grossa.
E la è stata.
Nonostante Cristiano Ronaldo uscito dopo dieci minuti.
Nonostante la sofferenza dei minuti finali.
Nonostante tutto.
Il Portogallo è campione d’Europa dopo lo smacco del 2004 contro la Grecia.
E quelle lacrime di rabbia diventano gioia. Pura.
Articolo di: Nicolò Premoli