Una due giorni terribile, in termini sportivi, per il calcio mondiale. Due ritiri che lasciano il segno più di uno pneumatico sull’asfalto in derapata. Raul González Blanco e Walter Samuel hanno optato per l’addio, ritenendo di non aver più nulla da dare ad un calcio al quale, in verità, hanno già abbondantemente regalato gioie e momenti epici. Perché se il nostro sport preferito è appassionante, magnifico e avvenente come oggi, questo lo dobbiamo anche e soprattutto allo spagnolo e all’argentino. Una strana coppia, due carriere ampiamente diverse ma comunque vincenti. Da una parte la bandiera, il simbolo, il portavoce di un credo. Dall’altra un giramondo, un nomade del calcio dalla grinta feroce e dal cuore enorme. Entrambi hanno vissuto illusioni, felicità, dolori e riscatti, spesso a distanza di km. Insieme, però, hanno condiviso un motivo d’orgoglio unico per chi sogna di giocare a calcio: vestire la maglia del Real Madrid, forse il club più importante del mondo.
Due avventure di differente caratura, almeno nel vestito blanco. Quella di Raul è storia pura, indiscutibile. Diciotto anni di militanza al Real tra giovanili e prima squadra, una collezione di record da far impallidire qualsiasi collega: destinato ad essere scavalcato come bomber storico del team da un alieno di nome Cristiano Ronaldo, Raul ha vinto con le Merengues tre Champions League, due Coppe Intercontinentali, sei volte la Liga, due volte il titolo di Pichichi, quattro Supercoppe di Spagna. E’ inoltre il giocatore con più presenze nella storia del club, oltre che il suo miglior marcatore a livello europeo. La differenza tra chi nell’Olimpo ci vive e chi può solo sfiorarlo sta nella voglia e nella mentalità, oltre che nella classe. Raul abbondava in tutte le tre qualità citate: intelligente, poliedrico, carismatico e non solo, perché Raul è stato anche un grande esempio di correttezza, non avendo mai collezionato una sola espulsione in tutta la sua straordinaria carriera. Nelle crisi, tra i Galacticos che conquistarono il mondo, in mezzo a fuoriclasse affermati: Raul ha sempre trovato, e meritato, il suo posto nel Paradiso madrileno. I flirt con Schalke 04, Al Sadd e New York Cosmos non intaccano l’amore vero: come quello di una fidanzata in attesa del ritorno del suo uomo dalla guerra, il cuore di Raul è rimasto al Bernabeu. Un cuore che pompa sangue bianco.
“Arriva un momento nel quale si deve ascoltare il proprio corpo. Se ti fa male tutto devi decidere di fermarti. La mia non è una decisione semplice, ma so anche che la dovevo prendere. Mi piace tutto del mondo del calcio ed è per questo che sono andato avanti, però adesso devo scegliere questa strada”. La resa di Walter Samuel all’età è tale solo se intesa come atto di galanteria nei confronti di un calcio per il quale ha speso sangue, legamenti, ossa rotte. Il nome di Samuel riecheggia nell’eternità e nel mondo: al Boca per la vittoria di Apertura e Clausura, alla Roma per la conquista dello Scudetto e della Supercoppa Italia, all’Inter per ogni trofeo possibile da accaparrare, per la clamorosa forza e per il Triplete da leggenda. Persino al Basilea Samuel lascia parzialmente il segno nella vittoria del campionato svizzero. Paradossalmente, l’unico club in cui The Wall non raccoglie soddisfazioni è proprio il Real Madrid. Una serie di fattori rovina quella che avrebbe potuto essere la sua esperienza più bella: i troppi cambi di allenatore, i piccoli acciacchi, una squadra in sfiducia. Nella stagione 2004-2005 il Real Madrid non vincerà nulla, dovendosi accontentare di un secondo posto in Liga: pagato 25 milioni di euro, Samuel andrà all’Inter per 16, creando minusvalenza. Con l’argentino il tempo sarà galantuomo, con il Real pure. Resta la bellezza di aver visto, anche solo per un anno, giocare insieme due colossi assoluti. Campioni indiscutibili e vincenti nati, Raul e Samuel rappresentano alla perfezione quello che ora manca al nostro mondo: abnegazione, sacrificio, sudore, volontà. Ora, con le scarpette al chiodo, a parlare per loro è una carriera divenuta epica. Due splendidi self-made men, eroi della sfera di cuoio, cavalieri di un pallone che forse non esiste più. Grazie Raul, grazie Samuel. Insieme per poco, ma pur sempre galattici.