Il discorso in fondo è parecchio semplice. I modelli di comportamento esistono per essere riproposti cercando di ottenere sistematicamente gli stessi successi. E per molti giovani talenti del calcio, sopratutto da noi, il modello da seguire non è mica Iniesta.
Bianchiccio, sempre zitto, sempre fedele a un Club che nemmeno è della sua regione (non è catalano, ma manchego) solo perché ci ha fatto le giovanili. Iniesta poi guadagna così tanto solo perché Messi continua a chiedere l’aumento, e al Barça pare brutto lasciare Andres così indietro.
No, uno così non ci piace. Alla generazione degli anni ’90 piace Ibra. Sette Top Club in 15 anni, soldi a palate, presentazioni in pompa magna, dichiarazioni tonanti, autostima a fiumi, spacconeria ai massimi, e forza (in campo come fuori) esibita senza riserve.
Questo è un bel modello, pensano i più. E attenzione, se sei Ibra non fa una piega. Perché il carattere dello svedese non è forgiato dal suo agente, bensì dalla sua incredibile storia personale. Non si comporta così da quando sa che i giornali riprendono le sue parole, ma da quando ha l’età per parlare. Di errori ne ha commessi, e parecchi, ma certamente assecondando il proprio istinto ed esprimendo la propria (spesso esagerata) personalità.
Ibra non è un esempio, ma un opposto. Un errante che ha piegato il sistema. Una classica eccezione che rafforza la regola. Ovviamente non tutti la pensano così. Per tantissimi giovani talenti emergenti il percorso di Zlatan, in tutto e per tutto, è un esempio eccome. E chi lo ha reso così grande, se non Carmine Raiola detto Mino?
Il suo sì che è un modello. Mino, se lo scegli, ti offre subito il pacchetto completo. All’inizio ti paragona a un quadro molto famoso, inventandosi valutazioni esorbitanti. Poi comincia a provocare la dirigenza della tua squadra, sostenendo che non ti stia offrendo il massimo. “Se rimane così, ce ne andiamo via” è una frase molto inflazionata. Poi c’è la fase della finta distensione, che prepara al trasferimento. In quest’ultimo passaggio il giocatore deve lasciar fare solamente a Mino. E come per magia il gioco sarà fatto. Un gran contratto, più soldi e… le bestemmie di un po’ di gente. Ma quelli sono gli invidiosi, che ti faranno sempre più grande quando ne avrai in giro per tutta Europa. Garantisce Mino.
E così non ci sono falle nel suo sistema. Il primo dei 90’s a crederci è stato Super Mario Balotelli, figura di spicco in termini di affidabilità e buon senso. Pochi anni dopo, subendo (a detta di Raiola) ogni tipo d’ingiustizia esistente, Mario si prepara alla conquista del Pallone d’Oro da Nizza. Che c’è pure il mare e fa un bel caldo.
Poi è stata la volta di Pogba, e questo è un reale capolavoro. Prima Raiola fa rompere il francese con lo United e lo spinge alla Juventus a parametro zero. Poi, solo quattro anni dopo, lo fa rivendere per oltre 100 milioni di euro proprio ai Red Devils. Ingaggio spropositato per il giocatore, e commissioni per il lavoro d’intermediazione con i Club che arrivano a circa 50 milioni per Mino. Cioè, lo United gli ha dato più di 20 milioni per la sua mediazione. Ma non glielo aveva portato via a niente pochi anni prima?! Giù il cappello, grazie. Ah, poi Pogba ha fatto abbastanza pena quest’anno. Ma chissenefrega.
Ora tocca a Gigio (che già a chiamarlo così vien da ridere). Quando, dopo il clamore per il suo inatteso exploit, Donnarumma ha scelto Raiola come procuratore, tanti tifosi del Milan hanno pensato: “Ommerda!”
Pensiero decisamente condivisibile visto che, a pochi mesi di distanza, il “caso Pogba” sì è praticamente riproposto. Come successe per Paul al tempo della sua prima esperienza a Manchester, al momento di firmare il primo vero contratto con il Milan Donnarumma ha detto “No, grazie” (anzi, “grazie” non l’ha detto).
Risultato? Incredulità diffusa e indignazione di tutti. Non fosse che la tiritera è talmente nota e palese, che arrabbiarsi è solo uno sfogo per sprovveduti.
Questi giovani fenomeni, in verità, sanno bene quello che vogliono e come ottenerlo. Il loro unico difetto in fondo è quello di essere nati in un’epoca che esalta questi valori sotterrandone altri, e di aver trovato sulla propria strada l’uomo perfetto per perseguirli.
E poi si sa… oggi ‘sti ragazzi mangiano troppa pizza.
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