La storia di Luca Scarlato accende il dibattito: sedici anni, trequartista argentino classe 2009, capitano e numero 10 nelle giovanili del River Plate, campione con l’Argentina Under 16 nella recente UC Cup in Cile. Eppure, da qualche ora, il suo nome non è più associato solo al talento, ma a una frattura profonda tra sogni, diritti, sentimenti di appartenenza e interessi contrapposti. Scarlato ha deciso di lasciare il River Plate a parametro zero per trasferirsi in Serie A, sfruttando la potestà genitoriale dopo aver rifiutato tutte le offerte di contratto proposte dal club di Núñez. Una scelta legittima sul piano legale, ma che in Argentina ha scatenato una tempesta emotiva.
La polemica
Il profilo Instagram del ragazzo è stato preso d’assalto da centinaia di commenti durissimi. “Traditore”, “mercenario”, “te ne pentirai”, sono solo alcune delle accuse piovute addosso a un sedicenne che fino a poche settimane fa era considerato uno dei gioielli del vivaio millonario. C’è chi arriva a profetizzargli un futuro fallimentare lontano dall’Argentina, tra le seconde divisioni sudamericane, con un livore che racconta molto del rapporto viscerale tra i tifosi argentini e i propri club storici.
Nel mirino, però, non c’è solo il ragazzo. A finire nella bufera sono stati soprattutto i genitori, accusati di aver orchestrato l’addio per pura avidità. Secondo alcune ricostruzioni dei media locali, l’agente Martin Guastadisegno avrebbe versato circa 200mila dollari alla famiglia per spingerla a rifiutare il contratto del River. Un’accusa pesante, che la madre di Luca, Lorena Cuervo, respinge con forza, ribaltando completamente la narrazione.
“La nostra non è una famiglia milionaria, siamo persone di classe media che lavorano duramente”, ha spiegato la donna, difendendo una scelta che definisce guidata esclusivamente dal desiderio di realizzare i sogni del figlio. Nessuna motivazione economica, ma la volontà di garantire a Luca un percorso chiaro, sicuro e rispettoso della sua salute. Ed è proprio su questo punto che la famiglia affonda il colpo più duro contro il River Plate.

I tifosi del River Plate insorgono contro Luca Scarlato
I genitori si difendono e contrattaccano
Secondo il racconto della madre, il club non si sarebbe preso cura adeguatamente del ragazzo dal punto di vista fisico. Scarlato avrebbe giocato per due mesi con una pubalgia, senza essere sottoposto agli esami necessari, perché lo staff aveva bisogno che fosse in campo il sabato. Un infortunio, sostiene la famiglia, diventato quasi cronico proprio a causa di una gestione superficiale. Accuse che il River ha respinto con decisione, definendole “un’infamia” e negando qualsiasi comportamento scorretto.
Ma il nodo centrale, per i genitori di Scarlato, riguarda anche il futuro sportivo. “Non chiedevamo soldi, chiedevamo un progetto”, ha ribadito la madre, spiegando di aver visto troppi giovani arrivare alle riserve, finire in prestito e restare senza contratto a 21 anni. Da qui la decisione di interrompere un rapporto durato dieci anni, nonostante la fascia da capitano e un ruolo centrale nelle giovanili.
Ora il futuro di Luca Scarlato parla italiano. I media argentini indicano il Parma come destinazione più probabile, anche se in passato il suo nome era stato accostato all’Inter. Un trasferimento a zero, possibile grazie alla potestà genitoriale, che in casi come questo prevale sui diritti del club.










